Alla metà del Seicento, trascorsa la drammatica vicenda
del processo e dell’abiura imposta dall’Inquisizione a Galileo
Galilei nel 1633, esisteva a Roma una forte tradizione di studi astronomici,
accentuata dall’invenzione del cannocchiale, dalle scoperte effettuate
con il nuovo strumento dalla scienza galileiana e dall’osservazione delle
comete del 1664 e del 1680. Era quindi diventata quasi una moda da intellettuali
partecipare alle osservazioni che si tenevano nelle varie specole costruite
sui terrazzi dei palazzi della città. Tra questi osservatori alcuni meritano
di essere qui ricordati. La specola di S. Maria in Vallicella, per es.,
la prima specola romana di cui si abbia notizia, ebbe risonanza internazionale
perché vi fu osservata, nel 1860, la cometa di Halley. L’altro osservatorio
settecentesco della città che va qui menzionato è quello fatto costruire
dal duca Caetani, appassionato di astronomia, nel 1775 sul suo palazzo
di via delle Botteghe Oscure, osservatorio che fu importante non solo
per gli ottimi strumenti che possedeva e per gli studi astronomici che
vi si svolgevano, ma anche per gli studi meteorologici e sismologici:
tra gli strumenti, possedeva per es. il primo registratore di sismi che
l’Italia abbia mai avuto, un sismometro a mercurio inventato nel 1784
da Atanasio Cavalli.
Anche l’Osservatorio del Collegio Romano, nato nel 1787
per volontà di Giuseppe Calandrelli (doc.
1),
ebbe rilievo notevole e fu anche il più duraturo. Chiamato al Collegio
Romano, dopo la soppressione da parte di Clemente XIV nel 1773 della Compagnia
di Gesù, al Calandrelli fu affidata la cattedra di matematica. Diventato
il principale esponente di un’accademia di fisica che aveva sede nel palazzo
del cardinale Zelada, che vi aveva fatto anche costruire un piccolo osservatorio,
cominciò ad interessarsi di astronomia. Quando nel 1787 lo Zelada fu incaricato
del funzionamento del Collegio Romano, gli affidò il piccolo osservatorio
affinché lo arricchisse di strumenti. Il Calandrelli fece costruire –
“con
i soli avanzi di cassa onde erano pagati i professori del Collegio” -
una apposita torre nell’angolo sud-orientale del palazzo, dove sistemò
anche i suoi strumenti, dando inizio all’attività di uno dei più importanti
osservatori dell’epoca. Nella seconda metà dell’800 la ristabilita Compagnia
di Gesù, tornata all’Università Gregoriana, affidò la direzione della
specoletta del Calandrelli al giovane astronomo Angelo Secchi. Fu allora
che l’Osservatorio del Collegio Romano visse uno dei periodi più significativi.
Non essendo più idonea la vecchia torre questi ne fece costruire una nuova
sui pilastri dell’erigenda cupola della chiesa di Sant’Ignazio e lo corredò
di ottimi strumenti. Dopo l’Unità d’Italia a la proclamazione di Roma
capitale (1870) la città vide in pochi anni una notevole crescita: l’osservatorio
del Collegio Romano, posto troppo in basso, non era più adatto e nel 1875
fu cancellato dalla lista degli Osservatori Astronomici ufficiali.
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Nel 1798 Roma fu occupata dai francesi e Pio VI (1775-1799) fu deportato in Francia.
L'anno dopo, la Repubblica romana cadde e la città fu occupata dal re di Napoli.
L'Archiginnasio venne chiuso nel 1800 e riaperto l'anno dopo da Pio VII (1800-1823).
Quando i francesi tornarono a Roma, nel 1808, l'ateneo venne uniformato alle leggi
dell'impero, traendo giovamento dall'ordinamento più avanzato e illuminato del
sistema universitario di oltralpe. Dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo,
Pio VII nel 1814 tornò a Roma. Durante il suo lungo pontificato, le scienze guadagnarono
il Museo mineralogico e di storia naturale (1804) e l'istituzione delle cattedre
di mineralogia e di veterinaria (1806), e della cattedra di fisica sacra affidata
a Feliciano Scarpellini (1814) nonché la costituzione
della Scuola di applicazione degli ingegneri (1817). La città mancava ancora di
una specola adeguata alla sua importanza.
I tempi per l'Università di Roma e per gli studiosi si fecero duri con la
"guerra sacra" sferrata da Leone XII (1823-1829) contro ogni trasformazione
politica e sociale. In questo quadro di restaurazione rientra la riabilitazione
della Compagnia di Gesù "nell'importante ministerio dell'educazione
della gioventù", mentre le università degli Stati Pontifici, compresa La
Sapienza, venivano sottoposte a stretto controllo con la bolla Quod divina
sapientia (1824). Il Collegio Romano fu riconsegnato ai Gesuiti e “divenne
il più rappresentativo centro di studi scientifici in ortodossia con il magistero
e le dottrine della Chiesa e la cultura cattolica “(cfr. Redondi). Giuseppe
Calandrelli, che era stato chiamato alla cattedra di matematica del Collegio
Romano dopo che, nel 1773, era stata soppressa la Compagnia di Gesù, dovette
ora tornare all’Università dove il Papa creò, proprio per risarcirlo della perdita,
la cattedra di ottica e astronomia e lo incaricò di progettare la costruzione
di un osservatorio. Ma il Calandrelli morì poco dopo, nel 1827.
Nella sua riforma degli studi universitari Leone XII aveva dato grande rilievo
alla cultura scientifica, purchè concordasse con l’ortodossia della Chiesa.
In questo contesto vanno inseriti il trasferimento dell’Accademia dei Lincei
e del Gabinetto di Fisica di Scarpellini nel Palazzo Senatorio del Campidoglio.
L’allora senatore principe Altieri concesse tutto il secondo piano del palazzo
che fu appositamente restaurato con la somma di 3000 scudi. Era il 1826 (doc.
2).
Il Papa volle anche proseguire nella realizzazione di quell’osservatorio astronomico
di cui parlava con Calandrelli e ne affidò ora l’incarico a Scarpellini e all’architetto
Scaccia. Il tesoriere generale del pontefice, Monsignor Belisario Cristaldi,
si rivolse al professore che gli descrisse le caratteristiche necessarie per
il luogo da scegliersi: “posto al di sopra di tutte le altre fabbriche che lo
circondano dovendo nelle sue osservazioni l’astronomo spaziare per tutte le
parti del cielo, e godere …. del migliore orizzonte …”. Un anno dopo, il 25
ottobre 1827, il cardinal Galeffi scrivendo a Scarpellini parlava di una torre
del Palazzo Senatorio del Campidoglio. Si trattava della torre di Niccolò V
(doc. 13), nella facciata orientale
del Palazzo [1]. Il sito scelto
presentava due grandi vantaggi: era posto in cima al colle più alto della città
ma sulle solide mura del palazzo, riunendo così in sé stabilità ed altezza,
e, pur trovandosi in una posizione centrale, facile da raggiungersi per studiosi
e studenti, affacciava a sud, dove di solito si osservano le stelle, sul Foro
Romano e sulla Passeggiata Archeologica, dove la notte è più buio. I lavori
iniziarono il 10 novembre e proseguirono lentamente per anni (doc.
5),
a causa della mancanza di denaro. Nel 1831, comunque, la costruzione dell’osservatorio
era completata. La specola capitolina era destinata a funzionare per alcuni
decenni anche nel Novecento: fino quando venne creato l’attuale osservatorio
di Monte Mario. All’Osservatorio fu annesso un gabinetto che accogliesse gli
strumenti dello Scarpellini, con i quali il professore faceva lezione, perché,
come lui stesso scrisse, “specole son dappertutto ma non santuari delle scienze
ove s’insegni l’uso, il maneggio e le rettificazioni delli stromenti”. Si trattava
di circoli mobili, di una macchina parallattica e di un quadrante murale, strumenti
con i quali illustrava ai suoi studenti il cielo e i fenomeni della luce. Tanto
a cuore aveva la sua collezione , frutto delle sue capacità e dei risparmi di
una vita, che anche nel testamento redatto nel 1835, cinque anni prima della
morte (doc. 3) espresse il desiderio di vederla acquistata dal governo
in modo che dopo la sua morte non andasse dispersa: “A titolo di prelegato -
leggiamo nel documento - lascia e dispone a favore della nominata sua nipote
Caterina Scarpellini figlia del suo amatissimo fratello germano Pietro Scarpellini
la metà degli effetti di sua proprietà esistenti in Roma, e che consistono in
Libreria, in più Gabinetti di Machine Fisiche, Meccaniche, Astronomiche e in
diversi mobili di sua abitazione, ovvero la metà dell’intero prezzo che sarà
per ritrarsi nel miglior modo dalla vendita o in dettaglio o in globo dei sopradetti
effetti si è detto in globo rapporto ai Gabinetti, perché se volesse farne l’acquisto
il Governo sia preferito... Nell’altra metà poi degli effetti... ovvero nell’altra
metà dell’intero prezzo, che si ritrarrà dalla vendita o in dettaglio, o in
globo, come si disse dei sopradetti effetti... istituisce... erede il dilettissimo
suo fratello germano Pietro Scarpellini. Il suo desiderio che il governo pontificio
acquistasse la sua collezione si realizzò cinque anni dopo per volontà di Gregorio
XVI.
Alla morte di Scarpellini, avvenuta nel
novembre del 1840, si accese una forte rivalità tra gli aspiranti alla direzione
dell’osservatorio capitolino. Fu nominato direttore supplente Ignazio Calandrelli,
nipote di Giuseppe Calandrelli, che nel 1843, sull’onda dell’interesse suscitato
dal passaggio di una cometa, riuscì ad ottenere i soldi necessari per una ristrutturazione
dell’Osservatorio, in modo che potesse ospitare una macchina parallattica, e
per l’acquisto di un pendolo. Ma fu ostacolato dal principe Domenico Orsini,
Senatore di Roma, che aveva ottenuto per sé l’appartamento di Scarpellini e
non voleva piu concedere i locali per l’Osservatorio né per l’Accademia dei
Lincei, tanto che nel 1845 Calandrelli preferì chiedere un trasferimento nel
celebre Osservatorio dell’Università di Bologna.
Ma poco dopo fu richiamato da Pio IX, appena salito al soglio pontificio
(1847). Durante il suo pontificato fu dato un forte sostegno alle scienze: si
inaugurò il nuovo Museo di Fisica (doc.
4), furono istituiti il Gabinetto
di Anatomia Umana, l'Istituto di Chimica, con annesso un laboratorio e fu inoltre
potenziato il Museo di Mineralogia. Pio IX restituì all’Accademia dei Lincei
la sua sede in Campidoglio e ad Ignazio Calandrelli l’appartamento dello Scarpellini,
con il titolo di astronomo dell’Accademia e con il compito di riorganizzare
l’osservatorio universitario ed arricchirlo di nuovi strumenti più moderni:
fu acquistato per esempio il Circolo Meridiano (doc.
6a) di 94 mm di
apertura fabbricato nella famosa officina degli Ertel di Monaco, collocato su
due grosse colonne di marmo di Carrara. Fu ampliata e abbellita con una cupola
la sala maggiore che conteneva il circolo e il quadrante murario; vennero aggiunte
una biblioteca ed una sala per le osservazione meteorologiche. Il principe Torlonia
donò un grande telescopio catodiottrico, con il riflettore di marmo nero antico
di 9 piedi di lunghezza focale e 8 pollici di apertura, costruito dall’ottico
Gatti. Con questi strumenti e questi ampliamenti (doc.
8, 9) l’Osservatorio
Pontificio del Campidoglio divenne il più moderno d’Europa. Mancava solo uno
strumento essenziale per l’osservazione degli astri, un equatoriale di grandi
dimensioni, che il Calandrelli riuscì ad ottenere dal marchese De Ferraioli
(doc. 6b).
Nel 1860 dal rinnovato Osservatorio del Campidoglio, Caterina Scarpellini, nipote
ed erede del professor Scarpellini, poteva osservare la grande eclissi solare
del 18 luglio. Di questa esperienza si può leggere il resoconto nella pubblicazione
dell’astronoma e vederne le immagini grazie alle riproduzioni del fotografo
Ranzi (doc. 7).
Nel 1866 Calandrelli si spense dopo
una grave malattia e gli successe, alla direzione dell’Osservatorio, l’astronomo
Lorenzo Respighi, già professore all’università di Bologna. Questi cercò di
determinare con esattezza la latitudine del Campidoglio, compilò un catalogo
di stelle eseguito con il Meridiano di Ertel che pubblicò negli Atti dell’Accademia
dei Lincei [2].
Il Respighi applicò per primo la spettroscopia allo studio delle stelle e delle
protuberanze solari; ideò il prisma-obiettivo, destinato a un larghissimo uso.
Con questo metodo condusse importanti studi di fisica del sole, soprattutto
dopo l’eclissi totale del 1868 ed eseguì tra il 1869 e il 1871 149 disegni che
sono gli unici rilievi del bordo solare di quegli anni.
Lo studioso si propose anche di
effettuare una revisione generale della declinazione delle stelle: coadiuvato
da Di Legge e Giacomelli, pubblicò tre primi cataloghi negli Atti dell’Accademia
dei Lincei tra il 1878 e il 1885. A Respighi, morto nel 1889 (doc.
13),
successe Alfonso Di Legge, che diresse l’Osservatorio fino al 1922. Un ulteriore
catalogo venne stampato nel 1894 e un catalogo generale, dove tutte le posizioni
stellari venivano riportate al 1900, veniva ultimato nel 1911.
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[1] Nel corso dei secoli, fin da Bonifacio IX
(1395-1398) il Palazzo Senatorio venne fortificato con la costruzione di due
torri sul lato occidentale, in seguito sulla facciata orientale; nel 1427
Martino V fece edificare la torre dell’angolo nord e Nicolò V quella a sinistra.
[2] Catalogo delle declinazioni di 1463 stelle comprese tra i paralleli 20°
e 64° (1880); Catalogo delle declinazioni di 1004 stelle comprese fra 0° e 20° e fra 64° e
90° (1885).
Durante questi anni, anche
l’Osservatorio del Campidoglio aveva vissuto gli stessi problemi di quello del
Collegio Romano, dovuti soprattutto alla crescita della città e all’aumento
della luce, tanto che già Respighi, fin dal 1873, aveva presentato al Ministro
dell’Istruzione un progetto per spostare l’osservatorio fuori dalla città, a
Monte Mario. Il progetto era stato approvato ma erano sorte difficoltà con l’amministrazione
militare proprietaria del sito. Ripreso nel 1910 dal professor Elia Millosevich,
il progetto si arenò, questa volta, per lo scoppio della prima guerra mondiale.
Negli anni del primo dopoguerra non vennero meno, assunta la direzione dell’Osservatorio
nel 1922 da Giuseppe Armellini (doc.
11), l’impegno e i risultati nella
ricerca: ricordiamo ad esempio la spedizione in Norvegia organizzata dai ricercatori
dell’Osservatorio Astronomico del Campidoglio per osservare l’eclissi del 1927
(doc. 10). Ma ormai il governo italiano era deciso a creare a Roma un
luogo interamente ed appositamente dedicato all’astronomia e il sito di Monte
Mario continuava a sembrare il più adatto: era alto, con aria tersa e limpida,
facile da raggiungere ma fuori dalla città, con uno spazio sufficiente per accogliere
anche un Istituto Astronomico con Biblioteca ed eventuale Scuola di Astronomia
ed inoltre presentava il vantaggio di una posizione astronomica uguale a quella
degli osservatori di Londra e Parigi, corrispondente cioè al 1° meridiano d’Italia.
L’Osservatorio del Campidoglio venne trasferito e gli strumenti di Scarpellini
confluirono, insieme agli altri strumenti più antichi, nel Museo Copernicano
del nuovo Osservatorio Astronomico di Monte Mario, inaugurato nel 1937 e ancora
oggi unico osservatorio di Roma (doc. 12).
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G. ARMELLINI, Il primo centenario dell'Osservatorio del
Campidoglio, in "Calendario del R. Osservatorio Astronomico di Roma" 1927
G. ARMELLINI, R. Osservatorio Astronomico di Roma sul Campidoglio. Francesco Giacomelli. Contributi scientifici n.63. Estr. dalle "Memorie della Società Astronomica Italiana", Vol. X-3, Pavia, 1937
G. ARMELLINI, R. Osservatorio e Museo Astronomico di Monte Mario, in "Quaderni di Studi Romani", Istituto di Studi Romani, Roma,1939
U. BALDINI, Calandrelli Giuseppe, in "Dizionario Biografico degli Italiani", vol. 16 (1973)
ID., Calandrelli Ignazio, ibid.
A. BANFI, Vita di Galileo Galilei, Milano, 1962
E. BELLONE, Galileo, le opere e i giorni di una mente inquieta, Milano, 1998
P. BIOLCHINI, Notizie istoriche intorno all'Osservatorio del Campidoglio, in "Giornale Arcadico", tomo LXXXVII, Roma, 1941
T. BOVI, Un osservatorio nella Roma papale dell'Ottocento. E poi tornammo a riveder le
stelle, in "Prometeo", a. XV, n. 59, sett. 1997
P. CACCHIATELLI G. CLETER, Le scienze e la arti sotto il pontificato di Pio IX, Roma [1860 - 1869]
I. CALANDRELLI, Pontificio Nuovo Osservatorio della romana Università, in "Atti dell'Accademia Pontificia dei Nuovi Lincei", a.VI, Sess. III del 3 aprile 1853
I. CALANDRELLI, Descrizione scientifica del Circolo Meridiano del R. Osservatorio dell'Università, Roma, 1855
I. CALANDRELLI, Sulla gran cometa apparsa nel marzo dell'anno 1843, Roma 1844
I.CALANDRELLI, Descrizione dello stato deplorabile in cui si trovava l'osservatorio del Campidoglio nel
1848, "Atti della Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei", a. VIII (1854-1855)
D. CARUTTI, Breve storia dell'Accademia dei Lincei, Roma 1883
P. EMANUELLI, L'astronomia a Roma, in "Le scienze fisiche, biologiche in Roma e nel Lazio", Roma 1933
E. FABRI SCARPELLINI, Ragguaglio storico del Pontificio Osservatorio astronomico di Roma eretto sul Campidoglio nel rinomato Istituto Scientifico dei Lincei, Roma 1846
G. GABRIELLI, Contributi alla storia dell'Accademia dei Lincei, Roma, 1989
S. MAFFEO, I cento anni della Specola vaticana, in "Polaris", III n.5 genn.-marzo 1997
R. MAGRI', Il Palazzo Senatorio dal pontificato di Bonifacio IX ai primi del '500, in La facciata del Palazzo Senatorio in
Campidoglio, Pisa 1994
G. MATTHIAE, Arte, scienza e cultura in Roma cristiana, Bologna 1971
G. MONACO, Il Museo Astronomico e copernicano dell'Osservatorio astronomico di Roma, in: AA.VV., Roma Capitale 18970 - 1911. La cultura scientifica a Roma 1870 -
1911, Venezia, 1984
A. MORI, Scarpellini Feliciano, in "Enciclopedia Italiana", vol. XXXI (ed. 1949)
P. REDONDI, Cultura e scienza dall'illuminismo al positivismo, in Storia d'Italia Scienza e
tecnica, vol. 3, Annali, Torino 1980
L. RESPIGHI, Sulla latitudine del Regio Osservatorio del Campidoglio, Roma, 1877
A.SANTINI, Il caso Galilei: la lunga storia di un errore, Torino, 1995
C. SCARPELLINI, Biografia dell'astronomo Don Ignazio Calandrelli, Roma 1866
A. SECCHI, Astronomia in Roma nel pontificato di Pio IX, Roma 1877
G. SORGE, Cenni storici dell'Accademia Nazionale dei Lincei, Bolzano 1972
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doc. 1
|
ASC, Archivio Urbano, Sez. XXXI, vol. 87
26 dicembre 1827. Esibizione ed apertura del testamento
del matematico e astronomo abate Giuseppe Calandrelli deceduto
il 24 dicembre. Notaio Mario Damiani
L’esibizione
delle carte contenenti le ultime volontà dello scienziato
avviene nell’ufficio di Mario Damiani, notaio del Collegio
dei notai capitolini, in piazza Pasquino n. 77. E’ effettuata
dal nipote ed erede Ignazio Calandrelli e dall’esecutore testamentario,
l’amico e collega abate Andrea Conti. Secondo la volontà
del defunto, la sepoltura sarebbe stata effettuata nella
chiesa di S. Apollinare (dove Giuseppe Calandrelli aveva
vissuto appartato gli ultimi anni della sua vita). Con questo
testamento Calandrelli intendeva soprattutto modificare le
sue precedenti volontà testamentarie. Il precedente testamento
risaliva infatti al 1814, quando egli era impegnato nel Collegio
Romano come professore e direttore della specola. Mandato
via in seguito alla ricostituzione della Compagnia di Gesù,
Calandrelli non volle più essere sepolto in S. Ignazio. Dispose
inoltre, riguardo ai suoi libri e strumenti, che i suoi eredi
si impegnassero a non portarli fuori da Roma e che li lasciassero
a loro volta alla nuova specola del Campidoglio che “come
si dice venga a formarsi”.
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doc. 2 |
ASC, Camera Capitolina, Cred. XX, T. 10, f. 495
21 giugno 1833. Biglietto del Tesoriere generale della
Rev. Camera Apostolica all’avv. Scaramucci, fiscale del Campidoglio
sui lavori eseguiti nella parte del palazzo senatorio occupato
dall’Accademia dei Lincei.
I lavori eseguiti
per la riparazione dei “danni causati dall’acqua della
machina idraulica che agisce presso l’Accademia” dal
1826 collocata in Campidoglio, secondo la perizia eseguita
dall’Ispettore delle fabbriche camerali, l’architetto Valadier,
ammonta a 72,88 scudi, metà dei quali a carico dell’erario
camerale, per l’altra metà gravanti sull’amministrazione capitolina.
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|
doc. 3 |
ASC, Archivio Urbano, Sez. XXIX, vol. 101
12 settembre 1835. Testamento del fisico ed astronomo
Feliciano Scarpellini deceduto il 29 novembre 1840. Notaio Giovanni Battista
Bellucci
Lo scienziato,
nel testamento depositato nello studio del notaio Bellucci, appartenente al
Collegio dei notai capitolini, in piazza a’ Catinari n. 104, cinque anni prima
della morte, nomina eredi delle strumentazioni scientifiche allestite nel
Palazzo Senatorio in Campidoglio il fratello Pietro e la figlia di questi,
Caterina, allieva ed assistente dello Scarpellini. Come lo Scarpellini aveva
auspicato nel suo testamento, le sue “Macchine Fisiche,
Meccaniche, Astronomiche” furono nel 1846 acquistate da Gregorio XVI e
trasferite nel Museo di Fisica della Sapienza.
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doc. 4 |
ASC, Biblioteca Romana, Stragr. 189 [1]
“Museo di Fisica nell’Archiginnasio Romano”. Con tavola
incisa in rame. Da: P. CACCHIATELLI G. CLETER, Le Scienze e le arti sotto
il pontificato di Pio IX, Roma, Tip. Delle Belle Arti [1860 – 1869]
Nella storia
qui tracciata dell’insegnamento della fisica nell’Università romana, è contenuta
un’accurata descrizione del gabinetto di fisica e degli strumenti in esso
conservati. Molti di essi provenivano dalla collezione di Feliciano Scarpellini,
parlandone egli stesso nel suo testamento. Nel museo fu costruito, nel 1751,
il “teatro fisico” per lo svolgimento degli esperimenti di fisica alla Sapienza,
con collocazione. nel piano superiore dell’ala del fabbricato prospiciente
la chiesa di S. Giacomo degli Spagnoli. Pio IX ingrandì il museo, trasferendolo
in locali di nuova costruzione nel piano superiore dell’ala meridionale dell’edificio
dell’Università. Qui, fra gli altri strumenti, si conservava la bilancia di
precisione costruita dallo Scarpellini nel 1810 per corrispondere all’incarico
ricevuto dall’amministrazione francese, per l’introduzione del sistema metrico
decimale negli stati pontifici.
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doc. 5 |
ASC, Camera Capitolina, Cred. XVIII, T. 78, f. 683
6 giugno 1828. Dispaccio del card. Camerlengo Galeffi
ai Conservatori, con disposizioni circa la costruzione di “uno studio pratico
di Ottica e di Astronomia” sulla torre di Campidoglio
Il card. Galeffi
stigmatizza l’operato del capo-mastro muratore Clemente Lovatti al quale,
per la somma di 1.000 scudi, era stata affidata la costruzione della specola
che Leone XII voleva si edificasse in Campidoglio. In particolare il cardinale,
nel rinnovare i ringraziamenti per la concessione fatta dai Conservatori di
locali del Campidoglio per accogliervi “la collezione
delle molte macchine di scienze fisiche e naturali” e l’abitazione del
fisico e astronomo Feliciano Scarpellini, nonché il suddetto “studio pratico
di ottica e astronomia”, fa notare la lentezza con cui procedono i lavori
e il rifiuto da parte del capo-mastro di eseguire la già pattuita copertura
con lastre di piombo.
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doc. 6a |
ASC, Biblioteca Romana, Stragr. 189 [2]
“Osservatorio astronomico dell’Archiginnasio Romano
sul Campidoglio”. Con tavola incisa in rame: circolo meridiano di Ertel donato
da Pio IX.
Da: P. CACCHIATELLI G. CLETER, Le Scienze e le arti sotto il pontificato
di Pio IX, Roma, Tip. Delle Belle Arti, [1860 – 1869]
Il circolo meridiano, collocato nel gennaio 1853 nella sala maggiore
dell’osservatorio dallo stesso suo artefice, Giorgio Ertel, coadiuvato dal
meccanico Giacomo Lusvergh, aveva un obiettivo mm. 94; con i due circoli graduati
annessi al suo asse, era sorretto da due grossi massi di marmo di Carrara.
Ignazio Calandrelli, direttore dell’osservatorio, sin dal 1854 si dedicò
a stabilire la latitudine del Campidoglio, che calcolò in 41° 53’ 34’’ 348’’’.
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doc. 6b |
ASC, Biblioteca Romana, Stragr. 189 [2]
“Osservatorio
astronomico dell’Archiginnasio Romano sul Campidoglio”. Con tavola
incisa in rame raffigurante l’equatoriale donato dal marchese Giuseppe
Ferrajoli.
Da: P. CACCHIATELLI G. CLETER, Le Scienze e le arti sotto il pontificato
di Pio IX, Roma, Tip. Delle Belle Arti, [1860 – 1869]
L’Equatoriale
prodotto nelle officine Merz di Monaco fu collocato su di un piedistallo
di marmo di Carrara il 16 luglio 1860 nella camera mobile ideata dall’architetto
Virginio Vespignani e collocata sul punto più alto dell’osservatorio. Il
18 luglio fu usato per la prima volta da Ignazio Calandrelli per l’osservazione
dell’eclissi solare di quell’anno.
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|
doc. 7 |
ASC, Biblioteca Romana, 13181 [2]
Il grande eclisse solare
del 18 luglio 1860 osservato da Caterina Scarpellini sul Campidoglio. Con
tavola litografata delle immagini del disco solare nei vari digiti di sua
eclisse prese fotograficamente dal sig. Marcello Ranzi romano, Roma,
Tip. R.C.A., 1860
La comunicazione
scientifica, di cui è autrice Caterina Scarpellini, nipote e collaboratrice
di Feliciano Scarpellini, appare sul “Bullettino della Corrispondenza Scientifica
di Roma per l’avanzamento delle Scienze”, a. XII, n. 25. Il fotografo
Ranzi si impegnò a riprodurre in dieci schemi le fasi dell’eclissi crescente
e decrescente, adoperando la sola camera oscura schermata con un semplice
vetro azzurro, con un obiettivo del diametro di 81 mm., a distanza focale
di 90 cm.
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|
doc. 8 |
ASC, Comune Pontificio, Consigli generali Congressi di Magistratura
e di Sezione, vol. 45
15 ottobre 1852. Decreto della Magistratura
municipale per l’esecuzione dei lavori necessari per l’ampliamento della
Specola Capitolina
Con il decreto
n.3 approvato nella seduta della Magistratura comunale, si da via libera
ai lavori di ampliamento dell’Osservatorio del Campidoglio, riconosciuti
necessari e affidati all’ architetto comunale Poletti. La cifra impegnata
è di 125.36 scudi.
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|
doc. 9 |
ASC, Comune Pontificio, Contabilità I, vol. 18
Lavori di ampliamento dell’Osservatorio di Campidoglio. Dettaglio della spesa in allegato al conto consuntivo del Comune di Roma del
1852.
I lavori, nell’ambito del progetto d’ampliamento dell’architetto Virginio Vespignani, sono relativi alla copertura con lastre di piombo di una parte della loggia annessa alla Specola di Campidoglio ed alla costruzione della nuova camera per le osservazioni meteorologiche.
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|
doc. 10 |
ASC, Biblioteca
Romana 13569 [3]
G. CONTI, L’eclissi
totale di sole del 29 giugno 1927: la spedizione in Norvegia dell’Osservatorio
romano del Campidoglio, Roma, Tip. Selecta [non prima del 1927]
La spedizione qui descritta,
con il resoconto delle osservazioni effettuate fu decisa nell’Osservatorio del
Campidoglio per osservare l’eclissi del 1927. Fu scelta come sede la penisola
Scandinava, in particolare il villaggio di Ringebn, per essere al centro della
“linea di totalità” e perché fornito di una stazione ferroviaria e delle migliori
previsioni meteorologiche.
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|
doc. 11 |
ASC, Biblioteca Romana 13618 [9]
G. ARMELLINI, L’Osservatorio astronomico di Roma, estratto
da “R. Osservatorio astronomico di Roma sul Campidoglio. Contributi scientifici
(Nuova Serie)” n.30, Tip. Della R. Accademia Nazionale dei Lincei, 1930
Questa storia dell’Osservatorio Astronomico del Campidoglio,
con particolare riguardo anche per la ricostruzione dello studio dell’astronomia
in Roma e per la vicenda della specola del Collegio Romano, è stata scritta
nel 1930 da Giuseppe Armellini, allora direttore della Specola Capitolina, essendo
succeduto nella carica ad Alfonso Di Legge, nel 1922.
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doc. 12
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ASC, Biblioteca Romana 15330
G. ARMELLINI, Il R. Osservatorio ed il museo astronomico
di Monte Mario, in: “Capitolium”, a. XIII, dicembre 1938, pp. 611 – 620
Il 28 ottobre 1937 venne inaugurato il tanto auspicato Osservatorio
Astronomico di Monte Mario. Il direttore dell’Osservatorio, Giuseppe Armellini
ne descrive la struttura, le funzioni e gli strumenti ivi conservati.
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doc. 13
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ASC, Archivio Fotografico: 170 D
Post 1889. Veduta del Palazzo Senatorio dall’angolo
della torre di Nicolò V
Sono visibili la Specola
Capitolina e le finestre dell’appartamento riservato all’astronomo Feliciano
Scarpellini e ai suoi successori nella direzione dell’Osservatorio. Con un’annotazione
a penna in questa immagine è segnalata la stanza dove morì il 10 dicembre 1889
Lorenzo Respighi, direttore dell’Osservatorio del Campidoglio dal 1866.
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