L’ORTO BOTANICO A ROMA

(Gloria Ludovisi - Archivio Storico Capitolino)

 

PREMESSA


Nell’ambito delle istituzioni scientifiche presenti nella città di Roma, l’Orto Botanico rappresenta un organismo che è andato evolvendosi nel corso del tempo, sia rispetto alle proprie finalità e competenze, sia riguardo diversi aspetti logistici. Sebbene il Comune di Roma non abbia avuto mai giurisdizione su quest’organo, il presente studio, volto a scoprirne le origini e gli sviluppi fino ad oggi, rappresenta un esempio di ricerca effettuata esaminando il materiale documentario e bibliografico contenuto nell’Archivio Storico Capitolino e nella Biblioteca ed Emeroteca Romana, tentando di mettere in evidenza le relazioni, comunque avvenute, fra l’Amministrazione Capitolina e i fatti riguardanti l’istituzione in oggetto. Con la ricerca, oltre a tentare di ripercorrere tutto l’excursus storico dell’argomento in questione, si è cercato di evidenziare alcune curiosità e notizie, estrapolate proprio tramite l’esame delle fonti bibliografiche confrontate con le fonti documentarie in nostro possesso.

Vai all'indice



INTRODUZIONE


Al pari di tutte le grandi città d‘Europa e del mondo, anche Roma possiede un Orto Botanico, un luogo cioè dove vengono coltivate, conservate e sono ammirate una infinità di specie di piante officinali, monumentali e da fiore.
L’Orto Botanico, nella sua accezione più generica, può essere considerato come la naturale evoluzione del giardino dei semplici (luogo preposto alla coltivazione delle erbe officinali, cioè utili per scopi medici ad uso dei cerusici) avvenuta quando, tra la fine del settecento e l’inizio dell’ottocento, la scienza botanica subì un forte impulso di sviluppo e di definizione e, quindi, le collezioni delle piante iniziarono a non essere apprezzate solamente per fini utilitaristici, come nel giardino dei semplici, bensì si ampliano, comprendendo più specie e raccolte anche di piante rare e preziose ed acquisendo finalità scientifiche, didattiche, culturali e socio-economiche.
A Roma l’Orto Botanico ha origini antiche e recenti nello stesso tempo: antiche perché un prodromo di giardino botanico si può rinvenire già dai tempi di Innocenzo IV (1243-1251), recenti perché si è stabilito nella attuale sede da poco più di cento anni.

Vai all'indice






















































DAL VATICANO …


Nella biografia di Innocenzo IV (1243-1254), redatta dal cronista Nicola Salvi, si legge "Presso S. Pietro fece edificare un palazzo, ambiente e torre bellissimi, e quivi fece comprare delle vigne" ciò sta a significare che, sebbene a quei tempi la residenza papale fosse il Laterano, erano state comprate delle terre, da adibire a coltivazione, nei pressi dell’attuale Vaticano.
Come si legge nell’epigrafe che si trova nella Sala Capitani del Palazzo dei Conservatori in Campidoglio (Imm. 1), nel 1279 il Papa Nicolò III fece costruire delle mura intorno al frutteto che era cresciuto nelle terre prossime al Vaticano ordinando, inoltre, di approntare un giardino, in cui piantare diversi alberi, e un praticello che andrà a configurarsi come giardino dei semplici, il settore cioè riservato alla coltivazione delle piante medicinali. Tutto il complesso veniva indicato dallo stesso pontefice come pomerium per la presenza di alberi da frutto; dai biografi del Papa veniva nominato anche viridarium o jardinum magnum, all’interno del quale esisteva il settore del pratellum et fontem (che può venire identificato come il vero e proprio giardino dei semplici). Il temine più generico per indicare parchi o giardini che includevano vari tipi di coltivazioni poteva riassumersi in viridaria. Il settore dedicato alla coltivazione delle piante medicinali era affidato alla cura del Capellanum Medicum e forniva medicamenti semplici (da questo giardino dei semplici) in opposizione ai medicamenti composti cioè i medicinali elaborati e composti dagli speziali.
Durante la cattività avignonese (1305-1377), la zona destinata a giardino versò in stato di abbandono fino a che i Papi Innocenzo VII ed Eugenio IV ripresero a dedicare attenzione a queste aree in relazione proprio all’insegnamento della medicina: infatti nel corso delle esercitazioni pratiche era necessaria la cosiddetta "ostensione dei semplici", per il cui svolgimento le erbe officinali erano indispensabili.
Il Papa Nicolo V (1447-1455), nel 1447, arricchendo e riordinando una parte dell’Orto Vaticano, adibì questa ad Orto Medico per lo studio e l’insegnamento della botanica. Questo avvenimento potrebbe essere considerato come l’avvento del primo vero e proprio Orto Botanico a Roma nonché la nascita del primo Orto Medico d’Italia e d’Europa.
Il primo degli spostamenti dell’Orto Botanico di Roma avvenne con Innocenzo VIII (1484 – 1492) in occasione della costruzione della Palazzina del Belvedere lungo il declivio di Mons Sancti Aegidi. I viridaria della città Leonina, cheattualmente corrispondono al lato sud del cortile della caserma degli svizzeri attiguo al colonnato berniniano, vennero spostati nella zona limitrofa al nuovo edificio. (Imm. 2)
Il Papa Paolo III Farnese (1534 - 1549) si occupò molto dei giardini al Vaticano effettuando ristrutturazioni e migliorie, valorizzando quindi anche il settore relativo all’Orto Botanico. Istituì anche un giardino di acclimatazione sul Palatino detto Orti Farnesiani: in questa area sul Palatino vennero sperimentate nuove colture e trapianti delle piante esotiche che iniziavano a pervenire dal nuovo mondo.
Michele Mercati, medico di Gregorio XIII (1572-1585), già dai tempi di Pio IV ricopriva la carica di "semplicista pontificio", figura preposta alla cura del giardino dei semplici. Egli scambiò una fitta corrispondenza di liste e di cataloghi dei semi posseduti con Ulisse Aldrovandi dell’Archiginnasio Bolognese (da questa si rileva il patrimonio di piante e semi allora in dotazione all’Orto Botanico di Roma: più di quattrocento specie, fra cui alcune provenienti dal nuovo mondo come il girasole, il mais e il tabacco).
All’inizio del nuovo secolo (il XVI) si hanno notizie di un titolare unico preposto all’insegnamento della botanica e alla direzione dell’Orto Botanico: il tedesco Joannes Faber, incaricato cioè sia della ostensio simplicium in horto, per le esercitazioni pratiche, che dell’insegnamento teorico.
Si può notare come l’interesse per la coltivazione delle piante ornamentali, da frutto e da fiore, vada di pari passo con la necessità, nonché l’uso, di coltivare le piante medicinali come fondamentali strumenti di supporto allo studio della medicina e non esclusivamente per completare le conoscenze botaniche.
Pietro Castelli, il primo romano alla guida dell’Orto Botanico e titolare della cattedra di botanica dell’Università della Sapienza di Roma fino al 1638, scriveva infatti che "l’Horto de’ semplici sia dello Studio parte essenziale" non solo per la botanica ma "per istruire i Medici e li Spetiali". E’ questo il motivo per il quale, annesso all’Orto Botanico e sua parte integrante, si ritrova sempre il cosiddetto giardino dei semplici.
Questa istituzione romana, con la partenza del Castelli per Messina con l’incarico di istituire l’Orto Botanico di quella città, inizia la sua decadenza, dovuta principalmente alla inaccessibilità dei giardini vaticani e allo scarso collegamento con l’Università della Sapienza, dove effettivamente avveniva l’insegnamento teorico della botanica.

Vai all'indice




















...ALL’UNIVERSITA’


Il Papa Alessandro VII Chigi, (1655-1667) prese particolarmente a cuore la possibilità che l’Università avesse un proprio giardino dei semplici: per questa ragione caldeggiò l’istituzione di un nuovo Orto Botanico al Gianicolo, approfittando del fatto che i praticanti semplicisti facevano parte dei frati minori e che per questo avevano già iniziato autonomamente a tenere, nel giardino alle spalle del loro convento a S. Pietro in Montorio, le lezioni pratiche agli studenti di botanica. Inizialmente, la guida di questo Orto fu lasciata proprio ai Francescani, con grande disappunto degli accademici. Il luogo venne poi ampliato,  concedendo alla stessa Università la gestione dei terreni adiacenti. Questo avvenimento è ricordato nella iscrizione posta sulla facciata della Chiesa di S. Ivo alla Sapienza dove viene menzionata l’annessione dell’Orto Botanico alla Università Romana. (Imm. 3)
Nella nuova sede furono trasferite le piante residue dell’Orto Botanico precedente ed inoltre fu compiuta un’integrazione con nuove coltivazioni. Anche questo nuovo sito, però, non si rivelò ottimale, a causa della distanza dal centro, della esposizione ai venti di tramontana e della scarsità di attrezzature.
Sotto la guida di Giovan Battista Trionfetti, grazie alla sua grande opera di ricerca ed alla sua capacità di stabilire relazioni anche internazionali, l’Orto Botanico ebbe un periodo di grande espansione e rilancio. Durante i 30 anni di sua direzione ed impegno, oltre ad un ampliamento delle varietà delle piante presenti, il Trionfetti ottenne anche la costruzione di un nuovo grande edificio a pianta pentagonale, dove poter effettuare l’ostensione dei semplici senza alcun disagio.
Dopo la morte del Trionfetti, purtroppo, seguì un periodo di abbandono e disinteresse rispetto al giardino: i direttori che si susseguirono non furono all’altezza del loro predecessore e lo stato di abbandono venne accentuato dalla decisione di porre alla guida dell’istituzione un medico anziché un botanico. Inoltre, i problemi relativi alla lontananza dal centro abitato, all’esposizione al vento di tramontana e alla mancanza di un edificio adatto per la custodia invernale delle piante continuavano a persistere.
Michelangelo Poggioli, direttore dell’Orto Botanico dal 1803, avviò una fitta corrispondenza con l’Amministrazione Napoleonica, nella persona di Tournon, prefetto napoleonico di Roma ed allora reggente dell’Accademia dei Lincei, esponendo la necessità di un cambiamento di sede per i motivi espressi in precedenza ed, anche, per lo stato di decadenza in cui il giardino stava disponendosi. Infatti, l’area al Gianicolo dove aveva stanziato l’Orto Botanico, dopo il trasferimento del 1823 nella nuova sede preposta, continuò il processo di deterioramento ed abbandono tanto che, anche in seguito al crollo nel 1830 di una parte del muro di recinzione verso porta S. Pancrazio, la Direzione Centrale delle Strade ed Acque dovette intimare all’Archiginnasio di effettuare degli urgenti lavori di restauro. Successivamente fu presa, invece, la decisione di pubblicare un bando di vendita. Nel 1835 si aggiudicò l’asta Antonio Gianni, per conto del prof. archeologo Antonio Nibby, il quale divenne proprietario anche del fabbricato interno all’Orto Botanico, impegnandosi, però, ad eseguire i lavori di ripristino del muro crollato.
La questione del restauro e successiva vendita dell’area in oggetto potrebbe essere considerata, nel tempo, come l’ultimo atto di ingerenza da parte direttamente dell’Amministrazione Centrale del Governo Pontificio, che cedeva il passo definitivamente alle Istituzioni Universitarie, riguardo la gestione tecnico-logistica e l’amministrazione dell’Orto Botanico.

Vai all'indice





















LA CITTA’ DI ROMA E IL "FALSO" ORTO BOTANICO DEL CELIO



All’interno dei fondi documentari conservati in Archivio Capitolino, sono presenti alcune carte, riguardo un singolare equivoco sviluppatosi nel corso del tempo, che hanno contribuito a confermare la presenza ed il perpetuarsi dell’errore in oggetto. Si cercherà, qui di seguito, di definire le origini e le ragioni del fraintendimento.
Nel piano regolatore pubblicato dall’Amministrazione Napoleonica appare l’ipotesi della costituzione dell’Orto Botanico presso il Colosseo. Nella seduta del 17 settembre 1811 della Commissione per gli Abbellimenti della Città di Roma era anche stato decretato uno stanziamento di 50.000 franchi per la messa in opera di questa proposta. Questa rimase però solo un mero progetto perché, invece, nel 1823, la sede dell’Orto Botanico venne stabilita nei giardini di Villa Salviati alla Lungara.
Nella fantasia dei Romani, però, a tutt’oggi, per "Orto Botanico" si intende, di frequente, la zona vicina all’Antiquarium Comunale sul Celio, nei pressi del Colosseo.
L’equivoco potrebbe essersi sviluppato dal momento che l’Amministrazione Napoleonica, sebbene non fosse riuscita a mettere in atto il trasferimento dell’Orto Botanico al Celio, aveva comunque lasciato in eredità un nuovo fervore per il giardinaggio e le passeggiate, tale che Pio VII fece scaricare alle spalle della chiesa di S. Giovanni e Paolo al Celio grandi sbancamenti di terre provenienti dalla passeggiata intorno al Palatino, la cui realizzazione però non fu portata a compimento. Gregorio XVI, oltre che essere grande fautore del trasferimento dell’Orto Botanico a via della Lungara presso Villa Salviati, si prese cura anche della sistemazione della zona del Celio, alle spalle della chiesa di S. Giovanni e Paolo, creata con le terre di riporto. Dette l’incarico a Gaspare Salvi di occuparsi di questa area, che già risulta, nella pianta del Censo del 1829, essere una zona adibita a verde pubblico con viali alberati, facendo recingere la nuova passeggiata e fornendola maggiormente di piante e giardini. All’ingresso del parco fu eretto un cancello, in seguito demolito, con due pilastri, a ridosso dei quali furono affisse due lapidi che ricordavano, in latino, l’interessamento del Papa per questo hortus.
Nel 1847 dal Moroni la parola hortus fu tradotta in Orto Botanico anziché semplicemente in giardino e, probabilmente, anche per questo motivo nella fantasia dei Romani, per tradizione, viene usata questa denominazione per indicare quel luogo.  A tale proposito è da ricordare la diatriba che si ritrova nel carteggio inserito nel fondo "Gabinetto del Sindaco" del 29/11/1929 (Imm. 4) fra Pietro Romualdo Pirotta, appena dimesso direttore del vero e proprio Orto Botanico e il Governatore di Roma principe Francesco Boncompagni Ludovisi, sulla errata attribuzione del nome "Orto Botanico" ai terreni prospicienti l’Antiquarium del Celio. Anche nelle carte appartenenti alla Ripartizione X "Antichità e Belle Arti" relative a quelle aree del Celio si rileva che nell’oggetto viene sempre riportato "Orto Botanico". Anche in tempi più recenti, come si nota nel progetto di utilizzazione delle strutture stabili dell’Antiquarium al Celio danneggiato dai lavori per la metropolitana, viene usata la denominazione "Orto Botanico" per localizzare dove compiere quegli interventi. (Imm. 5 e 6) Sfogliando poi la documentazione contenuta nel Titolo 55 "Passeggiate e Vivaio delle Piante" si può rilevare che, nell’ambito della stessa unità archivistica, in un sottofascicolo si tratta di un concorso da tenersi nella località del Colosseo "detta Orto Botanico" e in un altro, accennando allo spostamento di una siepe, si fa invece riferimento all’Orto Botanico di via Panisperna dove allora era stato ufficialmente trasferito. (Imm 7 e 8) La denominazione di località "detta Orto Botanico" si può ritrovare ancora nel Titolo 55 "Passeggiate e Vivaio delle Piante" in data 1896 in cui si discute circa un contenzioso riguardo la palestra che il Comune di Roma fece costruire all’interno di questa area, dal momento che Pio IX aveva concesso, nel 1847, la competenza sui giardini pubblici all’Amministrazione Comunale. (Imm. 9)
Il caso che Papa Gregorio XVI fosse stato un accanito sostenitore e mecenate dell’Orto Botanico nei giardinidi Villa Salviati a via della Lungara e si fosse anche attivamente interessato dell’apertura della passeggiata al Celio, contribuì sicuramente a creare confusione e ad indurre un equivoco che si è radicato molto a fondo nell’uso e nella fantasia popolare, come se i due interventi facessero parte dello stesso progetto.

Vai all'indice


















































































































































ORTO BOTANICO A PALAZZO SALVIATI ALLA LUNGARA


Nel 1823, invece che nell’area del Celio, l’Orto Botanico fu trasferito nei giardini di Villa Salviati a via della Lungara. Il trasferimento fu disposto da Pio VII, una volta ripristinato governo pontificio dopo l’amministrazione napoleonica. Il nuovo Giardino Botanico fu inaugurato da Papa Leone XII, ma fu Papa Gregorio XVI a prenderne a cuore le sorti: ancora oggi resta traccia del suo interessamento nell’iscrizione, del 1837, apposta sui pilastri dell’ingresso "GREGORIUS XVI P.M. / A. MDCCCXXXVII / BOTANICAE PROVEHENDE", a memoria della benevolenza del Papa nei confronti di questa istituzione.
La decisione di trasferire l’Orto Botanico di Roma nel giardino di Villa Salviati fu presa in seguito all’acquisto, da parte della Reverenda Camera Apostolica, di questo edificio allo scopo di destinarlo a sede degli Archivi. Le particolari caratteristiche del giardino annesso (era poco esposto alla tramontana a differenza dell’area precedente sul Gianicolo dietro al Fontanone dell’acqua Paola, aveva l’ingresso separato rispetto al palazzo, era più accessibile, aveva già quattro grandi aiuole formate ed era dotato di fontane e peschiere, che verranno poi utilizzate per la sistemazione delle piante acquatiche) fecero si che quell’area fosse indicata come adatta ad accogliere questo trasferimento. Pio VII, dunque, nel 1818, assegnò il giardino all’Archiginnasio con l’intento di realizzarvi il nuovo Orto Botanico il cui fine doveva contemplare, oltre che la divulgazione, anche la promozione di scambi e commercializzazione di semi con privati
L’insegnamento della Botanica, già dalla metà del 18° secolo, era stato sdoppiato in due cattedre distinte: Botanica Pratica e Botanica Teorica.
La dirigenza dell’Orto Botanico veniva affidata al docente preposto all’insegnamento della Botanica Pratica, il quale veniva coadiuvato, per la parte relativa alla vera e propria conduzione dell’Orto Botanico, da un Custode e da un Sottocustode. Il Custode, al quale l’Agente Generale dell’Università versava direttamente i fondi stanziati per la gestione dell’Orto Botanico, si occupava direttamente delle attività e del personale. Il compenso del Direttore, in quanto titolare di cattedra, veniva corrisposto direttamente dall’Amministrazione dell’Archiginnasio, in quanto Direttore d’Istituto, invece, veniva corrisposto dall’Agente Generale dell’Università.
Al momento in cui fu presa la decisione di trasferire l’Orto Botanico a Villa Salviati, direttore era il prof. Ernesto Mauri, il quale, insieme all’architetto dell’Archiginnasio Fabrizio Giorgi, si rese conto della necessità di effettuare alcune modifiche alla nuova sede, tali da renderla idonea per la destinazione a cui era stata preposta. Già dal 1818 venne, infatti, elaborato dal Giorgi un progetto di sistemazione del giardino di Villa Salviati atto a corrispondere alle nuove esigenze scientifiche e dimostrative. La proposta presentata prevedeva la divisione delle 4 grandi aiuole della parte pianeggiante in 40, facendo in modo che ognuna potesse accogliere una diversa coltura e fosse circondata da piante in vaso. I grandi alberi, invece, si era pensato di sistemarli nell’area a ridosso delle pendici del Gianicolo. L’aula delle lezioni venne ricavata dal Giorgi da un fabbricato già esistente nel giardino, nel quale fu anche delimitato uno spazio adatto alle piante bisognose d’ombra. Il progetto del Giorgi prevedeva poi anche la costruzione di un fabbricato ex-novo per la collocazione delle serre, precisamente di due calidarii e un tepidarium. Evidentemente, per la realizzazione di tutto questo progetto, era necessaria una grande quantità di denaro, tanto che Pio VII si rese conto che il bilancio dell’Archiginnasio non poteva essere sufficiente. Egli stabilì, perciò, che ad ogni estrazione del Lotto venissero destinati 15 scudi per sovvenzionare la prevista opera di ristrutturazione. Lo stanziamento andò avanti fino al 1835 e ciò potrebbe considerarsi un antecedente delle elargizioni di denaro che, anche oggi, il gioco del Lotto riserva alla promozione e alla tutela della cultura e dell’arte. L’istituzione di quello che si può definire il prodromo del vero e proprio Orto Botanico di Roma, con tutte le caratteristiche che da ora in poi conserverà, avvenne dunque, sotto gli auspici di Papa Leone XII, nel 1823. L’esigenza di coltivare rapporti internazionali venne subito sottolineata dall’allora direttore, prof. Ernesto Mauri che, già nell’estate del 1824, si recò a Parigi per visitare l’Orto Botanico di quella città, elaborando la proposta di acquistare per il giardino di Roma 150 piante rare. Scambi e collaborazioni con i direttori degli Orti Botanici delle altre città furono mantenuti vivi nel tempo.
Continuando a sfogliare il fondo Titolo 55 "Passeggiate e Vivaio delle Piante" nel 1876 si ritrova un documento che avvalora la precedente tesi: infatti vi è traccia di un invio di semi e di un catalogo piante da parte dell’Orto Botanico di Madrid al direttore dell’Orto Botanico di Roma. (Imm 10)
Il 5 novembre 1824, dopo ritorno del prof. Ernesto Mauri dal viaggio a Parigi, vi fu l’inaugurazione dell’anno accademico alla presenza di Papa Leone XII, il quale anche in seguito si occupò del buon andamento e accrescimento dell’Orto Botanico. Infatti, nel "Chirografo della Santità di Nostro Signore Papa Leone XII sopra la stabile dotazione, ed economica amministrazione dell’Archiginnasio di Roma" datato dal Palazzo Apostolico del Vaticano 2 febbraio 1825, si può leggere: "Volendo altresì provvedere alla conservazione, ed aumento dell’Orto Botanico, il quale perché ultimamente fondato dalla munificenza del nostro immediato predecessore abbisogna di maggiori sussidj, onde giunga a corrispondere e al decoro della città, e all’istruzione della gioventù, ci siamo determinati di assegnare, siccome assegnamo, oltre le attuali spese ordinarie di manutenzione, coltivazione e stipendi, l’annua dotazione di scudi trecento per erogarla specialmente negli oggetti, che si riecheggiano per la sua maggiore perfezione". L’Amministrazione Centrale dello Stato Pontificio, attraverso il Chirografo del Papa Leone XII, stabiliva quindi le norme per la gestione economica dell’Orto Botanico e ne definiva la struttura; accennava anche all’istituzione di uno stabilimento veterinario in quella sede, opera della quale però, in seguito, non si ritrovano particolari riferimenti se non, nel 1871, un accenno relativo alla morte di due ghepardi.
Il giardino Salviati era quindi a disposizione dell’Archiginnasio per quanto concerneva l’Orto Botanico ma di proprietà, come tutto il resto del Palazzo, della Camera Apostolica. Questo tipo di "doppia gestione" sicuramente comportò alcune difficoltà dovute alla sovrapposizione delle diverse competenze. Per questo motivo, in seguito alle pressioni del rettore dell’Archiginnasio, nel 1828 il giardino fu ceduto in perpetua e libera proprietà alla istituzione universitaria.
Il direttore Mauri rimase alla guida dell’Orto Botanico fino al 1833. Fu sostituito dal prof. Carlo Donarelli, docente di Botanica Pratica e Fisiologia, il quale, però, non si rivelò all’altezza del suo predeccessore. La sua nomina suscitò, pertanto, un’aspra polemica da parte del docente di Botanica Teorica, prof. Sanguinetti, che, oltre a rivendicare l’unificazione delle due cattedre di Botanica in una sola, accusò il Donarelli di aver vanificato l’opera divulgatrice del precedente direttore, sostituendo la classificazione delle piante voluta dal Mauri, con semplici riferimenti numerici di difficile comprensione per studenti e visitatori. Alla fine del suo mandato, Donarelli venne sostituito proprio da Sanguinetti che portò anche a compimento il suo progetto di riunificare, nella sua persona, le due cattedre di botanica. Il 10 febbraio 1853 però rinunciò alla direzione e fu sostituito dal dott. Ettore Rolli, nominato prima Custode Provvisorio e poi Custode Stabile.
Sotto il Pontificato di Pio IX, iniziato nel 1846, l’Orto Botanico ebbe un nuovo impulso: il Pontefice, infatti, rilevò l’importanza di questa istituzione, ebbe a cuore che fossero utilizzati tutti i moderni metodi e strumenti relativi alla coltivazione delle piante e che fossero adottati nuovi sussidi utili all’insegnamento della botanica. Nel 1855 il Pontefice attribuì al Municipio Romano la competenza sul vivaio di piante indigene e ordinò l’ampliamento e il rimodernamento delle serre ideate dal Giorgi, da destinare specialmente alla conservazione delle piante esotiche.
(Imm. 11)  Del progetto se ne occupò l’architetto Virginio Vespignani che, nella ristrutturazione, prevedeva che i prospetti e le coperture delle serre fossero interamente a vetri e che gli ambienti fossero dotati di un nuovo e moderno impianto di riscaldamento a termosifone, tale da mantenere una serra tiepida ed una maggiormente riscaldata, allo scopo di far fronte alle esigenze di mantenimento di diverse specie di piante.
Dopo la richiesta, del 1855, di Sanguinetti, per il suo reintegro in ruolo, la direzione dell’Orto Botanico subì alterne vicende: il dott. Rolli venne nominato prima Direttore Provvisorio nel 1860 e poi, dopo la morte di Sanguinetti avvenuta 1868, titolare della cattedra di Botanica Pratica e quindi, il 26 luglio 1869, Direttore Stabile, incarico che egli ricoprì con dovizia e successo anche dopo il 1870. Il Rolli ebbe, fra gli altri, il pregio di suddividere il giardino in quattro grandi ripartizioni, secondo la classificazione delle specie, indicando per ognuna il nome e lo scopritore.
Dopo la decisione di trasferire di nuovo l’Orto Botanico in altra sede, maturata dopo il 1870 con l’avvento del nuovo Governo Italiano, Palazzo Salviati, unitamente al suo giardino, venne assegnato all’Amministrazione Militare per costituirvi un collegio. Prima del trasferimento definitivo dell’Orto Botanico alla nuova sede designata si ha ancora notizia di un progetto di ampliamento e ristrutturazione del giardino a Villa Salviati, in cui si propose di inglobare in esso anche i prospicienti terreni del Convento di S. Onofrio.
(Imm. 12)

Vai all'indice
























 









LA "SALA DEL CETACEO" ALL’ORTO BOTANICO DI VILLA SALVIATI



A parte dunque l’accenno nel Chirografo del 1825 di Papa Leone XII riguardo l’istituzione di uno stabilimento veterinario nell’ambito dell’Orto Botanico ed il riferimento del 1871 relativo alla morte di due ghepardi, avvenuta in precedenza in quella sede, non sono stati rinvenute testimonianze che comprovino lo svolgimento di questa attività parallela.
Un particolare e singolare evento però potrebbe indurre a pensare che, invece, la relazione fra studio della botanica e scienza veterinaria abbia avuto sviluppo per un periodo nello stesso luogo.
Il 4 marzo 1866 fu ritrovato, al largo delle coste di S. Marinella, il corpo di un grande cetaceo morto. L’allora Direttore del Museo di Geologia dell’Università Romana, il prof. Vincenzo Diorio, stabilì che le caratteristiche dell’animale erano così particolari ed insolite da ritenerlo meritevole di essere esposto, alfine di consentirne una visione completa dello scheletro.
Fu deciso di sistemare l’animale, identificato come appartenente al genere delle balenottere e di dimensioni piuttosto considerevoli, proprio all’interno delle strutture dell’Orto Botanico. L’architetto Virginio Vespignani ricavò una sala adatta nell’edificio che ospitava la scuola dimostrativa. (Imm. 13) Il cetaceo fu esposto sospeso al soffitto tramite tiranti e, alfine di rendere agevole l’osservazione dello scheletro dell’animale da parte dei visitatori, furono costruiti dei ballatoi intorno al perimetro della sala. Fu esposto anche, oltre a quello del grosso cetaceo trovato nei pressi di S. Marinella, lo scheletro di un cascialotto, altra specie di cetaceo, rinvenuto sulle sponde di Palo nel 1833 ed ospitato, fino a quel momento, nell’atrio inferiore dell’Università.
L’esibizione del grosso scheletro fu, senza dubbio, un avvenimento eccezionale per l’epoca tanto che anche il Papa Pio IX il 5 dicembre 1867 si recò in visita all’Orto Botanico per assistere all’esposizione
(Imm. 14)
In seguito al trasferimento dell’Orto Botanico nella nuova sede, gli scheletri dei cetacei furono trasportati prima nell’Istituto di Anatomia Comparata a via De Pretis e poi, dopo il 1931, smontati e trasferiti presso la Città Universitaria in via Alfredo Borrelli.

Vai all'indice




















 

DOPO L’UNITA’: L’ORTO BOTANICO A VIA PANISPERNA



Dopo il 1870 anche le strutture universitarie passarono sotto l’egida dell’Amministrazione del nuovo Stato Italiano, i cui progetti ed intendimenti comprendevano, fra gli altri, il rinnovamento ed il potenziamento delle stesse.
Le nuove direttive indicavano la riunificazione di tutti gli istituti scientifici nella zona del Viminale. Anche per l’Orto Botanico, il cui direttore in quel momento era lo scienziato milanese Giuseppe De Notaris, perciò venne progettato un trasferimento, presso l’ex Convento di S. Lorenzo in Panisperna, che era stato espropriato dallo Stato, nel 1872, alle Monache che lo abitavano. Si può rilevare l’intenzione di effettuare il trasferimento dell’Orto Botanico a via Panisperna, in accordo con il più ampio progetto di riunificazione in quella zona di tutti gli stabilimenti scientifici,
sia quelli i cui trasferimenti fino ad allora erano stati approvati, cioè il laboratorio di Chimica, quello di Fisica e quello di Anatomia, sia quelli ancora da deliberare, esaminando il carteggio all’interno dell’Ufficio V Lavori Pubblici "Piano Regolatore", intercorso fra il Ministero della Pubblica Istruzione ed il Comune di Roma, circa la ristrutturazione dell’accesso dell’ex Convento di S. Lorenzo in Panisperna, (Imm. 15)
La decisione di trasferire in quel luogo le piante e le serre di Villa Salviati si rivelò, però, non molto felice: infatti, la sistemazione in quel sito così angusto e chiuso fra gli edifici del quartiere Monti, risultò poco idonea a fornire lo spazio ed il respiro necessari.
All’interno di un altro carteggio fra il Ministero della Pubblica Istruzione ed il Comune di Roma, si ritrovano anche notizie circa gli espropri da effettuare nella zona dell’Esquilino prospiciente alle Sette Sale, luogo che si era pensato avrebbe dovuto accogliere sia l’Istituto che l’Orto Botanico (Imm 16 e17)
Questo progetto però evidentemente non andò a buon fine perché, invece, fu deciso di trasferire l’Orto Botanico, che si trovava in degrado nei territori dell’ex convento di S. Lorenzo in Panisperna, presso la Villa Corsini nei pressi della Lungara, acquistata nel 1883 dal Demanio e dal Comune. Dalla documentazione in nostro possesso si evince però che il passaggio alla nuova sede non fu così repentino ed automatico. Si può infatti leggere che nel 1887 si parla ancora di Orto Botanico a via Panisperna (Imm. 18). Il trasferimento alla nuova sede si protrasse quindi per alcuni anni: dilazione nel tempo forse determinata dalla circostanza che, invece, l’Istituto Botanico rimase dov’era e non seguì lo stesso iter previsto per il suo Orto Botanico. Infatti il progetto per lo spostamento della grande serra di via Panisperna alla nuova sede di Villa Corsini è datato 1890. (Imm 19 e 20)

Vai all'indice




























































ORTO BOTANICO "MODERNO" A VILLA CORSINI


Nel 1883 il Governo Italiano, insieme al Comune di Roma, acquistò da don Tommaso Corsini, duca di Casigliano, il complesso della Villa Corsini alla Lungara, con la clausola che la destinazione del Palazzo fosse ad uso di Accademie delle Scienze, in particolare quella dei Lincei, ed adibito a sede di Musei, come si può leggere nella Delibera di Consiglio del 26 aprile del 1883 (Imm 21) a cui fece seguito il contratto di acquisto, di cui si riporta il frontespizio, del 19 maggio dello stesso anno. (Imm. 22)
Per grandi linee, le aree acquistate dal Comune furono quelle che comprendevano l’altipiano della Villa per 41.000 metri quadrati, da utilizzare per la continuazione della passeggiata sul Gianicolo, e la parte bassa della Villa di circa 16.000 metri quadrati, per il prolungamento di via del Mattonato.
Il Demanio, invece, acquistò il Palazzo e gli undici ettari di terreno dietro di esso, destinati a costituire la sede di un orto Botanico adeguato alla Capitale del giovane Stato Italiano e che, ancora oggi, rappresenta uno fra più estesi d’Italia.
Dopo alcuni anni venne effettuata fra il Demanio ed il Comune di Roma una rettifica dei confini delle rispettive aree di competenza, come si nota dall’esame della successiva Delibera di Consiglio del 5 marzo 1900. (Imm. 23) In alcune tavole, contenute nel Fondo Uffico V Lavori Pubblici "Piano Regolatore", si può ritrovare la planimetria che delimita le rispettive zone, ed anche il disegno della cancellata e del muro utilizzati per marcare il confine fra Orto Botanico, sul quale gravava l’Amministrazione Statale, e la passeggiata al Gianicolo, di competenza comunale. (Imm. 24 e 25)
La sede scelta per il trasferimento dell’Orto Botanico si stendeva in un’area tradizionalmente adibita a giardini. Infatti, fin dai tempi di Caracalla, si hanno notizie dell’ "Orto di Geta", fratello dell’imperatore, sito in quel luogo. Di epoca romana anche oggi si possono ammirare alcuni resti e piccole sculture.
Il Palazzo, che originariamente si chiamava "Palazzo dei Riari" dal nome del Cardinale che l’aveva costruito, fu anche residenza della Regina Cristina di Svezia dal 1659 al 1689, anno della sua morte, la quale, durante il suo soggiorno, aveva utilizzato il giardino annesso al palazzo per spettacoli e rappresentazioni di melodrammi scritti, espressamente per lei, da compositori ed autori italiani.
I Corsini acquistarono il Palazzo nel 1729 ed il 5 agosto del 1736, fu incaricato del restauro dell’edificio Ferdinando Fuga, architetto fiorentino invitato a lavorare a Roma da Clemente XII (al secolo Lorenzo Corsini) che, a causa del sua elezione al soglio pontificio, richiamò nella capitale molti fra i suoi familiari, rendendo così inadeguata la sua precedente residenza a Palazzo Panfili a Piazza Navona, non più sufficiente ad accogliere una quantità così elevata di ospiti.
Dopo l’acquisto di Villa Corsini (Imm. 26) da parte del Demanio e del Comune di Roma, naturalmente furono proposti e effettuati lavori di ristrutturazione ad ampliamento anche dei giardini, in modo da renderli sede adeguata al trasferimento della struttura dell’Orto Botanico. In alcuni documenti del 1884, sempre riguardanti il Ministero della Pubblica Istruzione ed il Comune di Roma, si può notare quanto le proposte per il progetto furono discusse e controverse; disaccordi dovuti, probabilmente, alla contemporanea ingerenza delle due Amministrazioni sull’intero complesso. (Imm. 27) Come si può leggere il Ministero della Pubblica Istruzione riteneva eccessivo il preventivo di spesa, allocato nel progetto esecutivo per l’impianto dell’Orto Botanico nei giardini della Villa, fornito, per conto del Comune, dall’Architetto Giulio Podesti; veniva inoltre espresso parere discordante rispetto la divisione dei carichi di spesa spettanti alle due Amministrazioni.
Fu designato alla direzione dell’Orto Botanico nella nuova sede nei giardini di Villa Corsini, mantenendone il mandato fino al 1928, il giovane professore di Modena Pietro Romualdo Pirotta "Botanicae Professor et Horti Praefectus", il cui scopo fu quello di dare alla capitale d’Italia un giardino botanico tale da poter competere con quello di tutte le altre grandi città straniere.
Nell’elenco stilato nel 1884, ritrovato nella documentazione in nostro possesso, (Imm. 28) si può constatare quale fosse stata la dotazione di attrezzi, strutture, piante in vaso, busti, fontane ecc. preesistente nei giardini della Villa sulla quale avrebbe potuto far conto il prof. Pirotta per l’insediamento del nuovo Orto botanico.
Sebbene, esaminando le 14 tavole di disegni donate da Paolo Pollastri al principe don Tommaso Corsini nel 1872 (dove si possono ammirare, fra le altre, la planimetria stessa del giardino e del parco (Imm. 29) ed il nuovo progetto del casino sul monte Gianicolo (Imm. 30) appaia evidente, a quella data, la sontuosità del Palazzo e la cura riposta al fiorente giardino (Imm. 31), al momento della cessione il terreno versava in apparente stato di abbandono e decadenza. Grande merito del Pirotta fu quello di ripopolare il giardino con piante di varie specie, poiché, anche durante il periodo "rigoglioso" mostrato nelle tavole del Pollastri, a parte la modesta presenza di alberi che si ravvisa nella parte in collina, non si notano, nei disegni di cui sopra, piante ad alto fusto in tutta la parte pianeggiante. Si evince pertanto che, mentre per quanto concerneva gli impianti idrici e le fontane, si poterono sfruttare parte delle strutture già esistenti, in merito al lavoro di impianto dell’Orto Botanico vero e proprio si dovette ripartire quasi da zero, fatto salvo l’antico bosco a ridosso del Gianicolo e due cedri del Libano. Anche riguardo la sistemazione dei viali, la costruzione di locali, di serre e di fognature adeguate, fu necessario tutto l’impegno e la volontà del Direttore affinché il progetto avesse successo.
Nella scelta della dislocazione delle piante si scelse di coniugare l’accorpamento sistematico ad un criterio sia ecologico, tale da porre gli alberi nel modo migliore per poter prosperare, che estetico, in modo di avvicinare il giardino alla vita vegetale spontanea dell’ambiente romano. Suscita meraviglia la collezione di palme, oggi più che centenarie, che volle impiantare l’insigne botanico e che, tuttora, adorna il grande viale. A lui si deve anche, oltre tutto il resto, la costruzione della grande serra storica.
Una battaglia che condusse il Pirotta, durante tutti gli anni in cui ne rimase alla direzione, fu quella di rivendicare pubblicamente e senza ombra di dubbio l’esistenza dell’Orto Botanico, ed inoltre di far conoscere e puntualizzarne l’esatta collocazione, giacché non era chiaro, nella coscienza popolare, quale esattamente fosse l’ubicazione di questa istituzione. Equivoco, che persisterà anche in anni successivi al Pirotta, così radicato, probabilmente, a causa dei diversi cambiamenti di sede avvenuti nel corso degli anni ed anche per la diatriba, a cui si accenna in precedenza, riguardo il "falso" Orto Botanico del Celio.
Durante il periodo bellico, come molti altri edifici e giardini di Roma, L’Orto Botanico a Villa Corsini subì alcuni danneggiamenti a cui fece seguito un periodo di parziale abbandono. Fortunatamente, grazie ai fondi concessi dall’Università di Roma e dal Provveditorato alle Opere Pubbliche del Lazio, si è potuto procedere alle opere di ripristino e restauro delle strutture, tra le quali l’aranciera che si trovava in grande deterioramento. Del buon esito di questo restauro si ha notizia in merito alla prevista istituzione annuale, iniziata nel 1959, di una mostra di fiori, piante e quadri ospitata proprio all’interno di questa aranciera: l’avvenimento metteva in evidenza la buona salute dell’Orto Botanico ed anche suo coinvolgimento nello scenario socio-culturale della città.
L’opera e la tenacia del Pirotta nel "creare", in questo luogo, il moderno Orto Botanico di Roma, nel corso del tempo si sono, quindi, rivelate utili e proficue. Nel panorama delle bellezze che si possono godere e fruire nella capitale, l’Orto Botanico è oggi molto conosciuto, apprezzato e meta di innumerevoli visite guidate da parte di studenti, stranieri e semplici cittadini. Oltre che ad avere funzioni didattiche, ambientali e di ricerca, è sede di conferenze, mostre e simposi. Ancora è presente, al suo interno, il giardino dei semplici, pronipote di quell’antenato dal quale ebbe origine l’avventura della conoscenza e dello studio della botanica. Ancora sono presenti le grandi serre per la cura delle piante succulente e tropicali, compresa la vecchia serra, la cui struttura era già insita al momento dell’acquisto del giardino da parte dell’Amministrazione, dove sono ancora conservate le due vasche ovali asportate dalla ex sala da bagno della Regina Cristina di Svezia. Ancora sono presenti le palme e grandi piante monumentali, oggi più che mai rigogliose e superbe, volute dal Pirotta.
Tutto ciò oggi risulta naturalmente ampliato ed arricchito da tutte le altre strutture e migliorie apportate e stratificatesi corso degli anni.

Alla fine di questo "excursus" storico sulle vicende che hanno caratterizzato la nascita e lo sviluppo dell’Orto Botanico a Roma, si può rilevare che, tranne la breve parentesi di via Panisperna, dove, peraltro, l’impianto avvenuto può essere considerato principalmente in relazione alla costituzione dell’erbario nell’ambito dell’Istituto Botanico, le sedi prescelte sono sempre state quelle situate sulla sponda destra del Tevere, fra il Vaticano e il Gianicolo.
E’ singolare notare che, ancora oggi, il cancello posteriore dell’attuale Orto Botanico di Villa Corsini, si trova proprio di fronte al Fontanone dell’Acqua Paola, alle spalle della quale quei frati minori praticanti semplicisti, alla metà del seicento, avevano iniziato a tenere lezioni ed esercitazioni pratiche di botanica, all’indomani dell’abbandono dei giardini vaticani.
Anche le prerogative "bucoliche" e campestri di questo versante della città, rispetto all’area al di qua del fiume, più densamente popolata ed inurbata, probabilmente sono state la causa del reiterare delle scelte di insediamento dell’Orto Botanico proprio in questa zona.
Si può dedurre, pertanto, che la lontana scelta di Papa Innocenzo IV di allontanarsi dal Laterano riguardo le coltivazioni, gli orti ed i giardini si è rivelata, nel tempo, la più consona ed adatta, nonostante che le ingerenze e le competenze sull’Orto Botanico siano mutate nel corso degli anni.


Vai all'indice

 

 


FONDI D’ARCHIVIO* CONSULTATI
*
(Archivio Storico Capitolino)

 

RIPARTIZIONE X "ANTICHITA’ E BELLE ARTI" (1920-1953)

TITOLO 55 "PASSEGGIATE E VIVAIO DELLE PIANTE" (1871-1922)

UFFICIO V LAVORI PUBBLICI "PIANO REGOLATORE"

DELIBERE DI CONSIGLIO COMUNALE

FONDO SEGRETARIATO GENERALE "CONTRATTI"

FONDO "GABINETTO DEL SINDACO"

 

Vai all'indice


BIBLIOGRAFIA CONSULTATA*
* (Biblioteca ed Emeroteca Romana)

PIETRANGELI, C. Guide Rionali: Rione XIX Celio, 1983 - CAP SS E 30 (1)

GIGLI. L. Guide Rionali: Rione XIII Trastevere, 1977 - CAP SS E 24 (1)

VOLPICELLI, L. Via Corsini, 12. Estratto da "Strenna dei Romanisti" pag.511 - 526, 1981 - CAP 27431

RIVERA, V. L'Orto Botanico di Roma. Estratto da "Gli Orti Botanici Italiani" pag. 149-150, 1963 - CAP 26808 (10)

COGGIATTI, S. Orto Botanico di Roma: Vicissitudini di un Nome e di un'Istituzione. Estratto da "Strenna dei Romanisti" pag. 96-113, 1971 - CAP 27431

PIROTTA, L. Nuovo Contributo alla Storia del R. Giardino Botanico di Roma. Estratto da "Capitolium" pag. 377-384, 1941 - CAP 15317-15327 (1 - )

CATALANO, M.; PELLEGRINI, E. L'Orto Botanico di Roma, 1975 - CAP STRAGR. 749

CECCARIUS Rivelazione di una Villa Romana "L'Orto Botanico". Estratto da "Capitolium" pag. 491- 500, 1939 - CAP 15317-15327 (1 - )

PIROTTA, L. Il Regio Orto Botanico di Roma. Estratto da "Annali di Botanica" vol. XXII fasc. 2, pag. 1-16, 1941 - CAP 17718 (2)

LE SCIENZE E LE ARTI SOTTO PIO IX voll. I e II - CAP STRAGR. 189

SACCHI LODISPOTO, G. L'Orto Botanico nei Giardini Salviati alla Lungara. Estratto da "Strenna dei Romanisti" pag. 437-452, 1983 - CAP 27431

MONTENOVESI, O. San Lorenzo in Panisperna. Estratto da "Miscellanea Francescana" vol. XXXIX fasc. IV, pag 657-673, 1939 - CAP 16230 (17)

Memorie Storiche della Chiesa e il Monastero di S. Lorenzo in Panisperna, 1893 - CAP 23231 (5)

GIORNALE DI ROMA 9-12-1867, pag. 1145, 1867 - CAP QUO.21/33

 

 

Vai all'indice


 

LISTA IMMAGINI INSERITE

 

DAL VATICANO …

  • L'ORTO BOTANICO DI ROMA, pag. 5 - Iscrizione del Palazzo Conservatori

  • L'ORTO BOTANICO DI ROMA, pag. XII - Pianta con Palazzo del Belvedere e Giardino Pontificio

 

…ALL’UNIVERSITA’

  • L'ORTO BOTANICO DI ROMA - STRAGR 749, pag XXXIX - Iscrizione a S. Ivo alla Sapienza

 

LA CITTA’ DI ROMA E IL "FALSO ORTO BOTANICO AL CELIO

  • GABINETTO DEL SINDACO tit. 93 prot. 4713, 1929 - Carteggio fra Pietro Romualdo Pirotta e il Principe Boncompagni Ludovisi riguardo il falso nome "Orto Botanico" attribuito all'area dell'Antiquarium al Celio
  • RIPARTIZIONE X b. 270 fasc.10 sottofasc. C, 1949 - Prospetto dell'Antiquarium nell'area denominata "Orto Botanico" al Celio
  • TITOLO 55 b. 11 fasc. 1 sottfasc. 1, 1882 - Concorso dal tenersi nella località "detta" Orto Botanico
  • TITOLO 55 b. 11 fasc. 1 sottfasc. 17, 1881 - Spostamento di siepe all'Orto Botanico di Via Panisperna
  • TITOLO 55 b. 15 fasc. 6 sottfasc. 7, 1895 - Palestra in località "detta" Orto Botanico


L’ORTO BOTANICO A PALAZZO SALVIATI ALLA LUNGARA

  • TITOLO 55 b. 9 fasc. 1 sottfasc. 5, 1876 - Invio di semi da Orto Botanico di Madrid
  • LE SCIENZE E LE ARTI SOTTO PIO IX vol. II fasc. 81 - Disegno ingresso Orto Botanico di Palazzo Salviati alla Lungara
  • TITOLO 55 b. 7 fasc. 1 sottfasc. 31, 1871 - Progetto ampliamento Orto Botanico a Villa Salviati

 

LA "SALA DEL CETACEO" ALL’ORTO BOTANICO DI VILLA SALVIATI

  • LE SCIENZE E LE ARTI SOTTO PIO IX vol. I fasc. 19 - Disegno Sala del Cetaceo

  • GIORNALE DI ROMA 9 dic. 1867 pag. 1145 - Visita del Papa a Palazzo Salviati

 

DOPO L’UNITA’: L’ORTO BOTANICO A VIA PANISPERNA

  • PIANO REGOLATORE pos. 21 fasc. 33/A, 1875 - Carteggio fra il Ministero della Istruzione Pubblica e il Comune di Roma sul trasferimento dell'Orto Botanico a via Panisperna
  • PIANO REGOLATORE pos. 5 fasc. 10, 1883 - Progetto non realizzato per trasferimento dell'Orto Botanico alle Sette Sale nel 1883
  • TITOLO 55 b. 13 fasc. 1 sottfasc. 18, 1887 - Convenzione per l'Istituto Botanico in Via Panisperna
  • PIANO REGOLATORE pos. 5 fasc. 2P1, 1890 - Ricostruzione della grande serra a Villa Corsini

 

L’ORTO BOTANICO A VILLA CORSINI

  • DELIBERA C.C. del 26 aprile 1883 -Acquisto di Villa Corsini

  • CONTRATTO del 19 maggio 1883 - Acquisto di Villa Corsini

  • DELIBERA C.C. del 5 marzo 1900 - Rettifica delle aree di Villa Corsini spettanti al Comune di Roma e al Demanio

  • PIANO REGOLATORE pos. 5 fasc. 2S, 1900 - Confine delle aree di Villa Corsini fra il Comune di Roma e Demanio

  • PIANO REGOLATORE pos. 5 fasc. 2X, 1900 - Cancellata e muro per delimitare il confine fra l'Orto Botanico e la Passeggiata al Gianicolo

  • CARTELLA 48, tav. II, 1872 - Facciata del Palazzo Corsini in Roma

  • PIANO REGOLATORE pos. 5 fasc. 2, 1884 - Carteggio fra il Ministero della Pubblica Istruzione e il Comune di Roma sul progetto di ristrutturazione dei giardini di Villa Corsini ed elenco del materiale preesistente in loco

  • CARTELLA 48, tav. IX, 1872 - Giardino Parco e Casino dell'Eccma Casa Corsini

  • CARTELLA 48, tav. XII, 1872 - Nuovo Progetto del Casino e Terreni sul Monte Gianicolo

  • CARTELLA 48, tav. XIII, 1872 - Veduta del Gianicolo e Palazzo dalla Parte dei Giardini

 

Vai all'indice