Nato a Sella di Mosso (Biella) il 7 luglio 1827
e morto a Biella il 14 marzo 1884, fu scienziato - matematico e ingegnere minerario,
di grande rilievo furono i suoi studi nel campo della cristallografia - e uomo
politico. Facendo parte nel 1860 del Corpo Nazionale delle Miniere, fu incaricato
dello studio e della realizzazione della “Carta Geologica” del Regno. Il problema
era all’ordine del giorno, poiché la conoscenza della costituzione geologica
del territorio nazionale, allora carente, era necessaria per il razionale sfruttamento
delle materie prime, la progettazione e la realizzazione delle grandi opere
pubbliche come i bacini idroelettrici, le gallerie stradali e ferroviarie occorrenti
allo sviluppo del giovane stato unitario. Il suo progetto per la realizzazione
della carta, su scala 1:50.000, fu approvato dal governo ma fu poi dallo stesso
Sella – divenuto ministro delle finanze nel 1862 – accantonato per la mancanza
delle risorse finanziarie necessarie per realizzarlo. Esponente di spicco della
destra liberale, a capo del dicastero delle finanze nei ministeri Rattazzi (1862)
Lamarmora (1865) e Lanza – Sella (1869 – 1873) egli si impegnò infatti soprattutto
in una pervicace azione di risanamento delle finanze pubbliche (per raggiungere
il “pareggio del bilancio”) anche con provvedimenti impopolari, che colpivano
duramente soprattutto i consumi povere (la famigerata “tassa sul macinato”).
Ciò nonostante a Roma - ove dopo la caduta della “destra storica” nel 1876 rimase
capo parlamentare della destra liberale - negli anni subito dopo l’unificazione
fu, fra i rappresentanti della classe politica risorgimentale, quello che godette
di maggiore prestigio e popolarità. Consigliere comunale (1874 – 1879), dal
1874 presidente dal dell’Accademia dei Lincei, deputato e ministro delle finanze,
incessante fu la sua attività in favore della Capitale. Nel 1870 fu il maggiore
artefice dell’intervento armato prima, del trasferimento della capitale poi.
Più tardi, nell’81, guidò la battaglia parlamentare in favore della legge sull’intervento
dello Stato in favore della capitale. Le sue idee sulle opere pubbliche e gli
interventi urbanistici da realizzare a Roma erano strettamente legate a quelle
sul ruolo ideale della capitale: questa avrebbe dovuto essere il centro politico
ed amministrativo del paese, e perciò centro propulsivo della cultura nazionale,
luogo del dibattito intellettuale e della scienza.
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