Le nuove armi
Scoppiato al termine di un perido di grandi progressi scientifici e sviluppo economico il primo conflitto mondiale si caratterizza per l’applicazione intensiva dei nuovi ritrovati della tecnologia alle esigenze della guerra. L’industria metallurgica, metalmeccanica e chimica tedesca è all’avanguardia. L’artiglieria pesante, i fucili a ripetizione e le mitragliatrici giocano un ruolo decisivo nei combattimenti: i tedeschi sono i primi ad usare il mitra, una mitragliatrice portatile progettata per i corpi d’assalto speciali, mentre le acciaierie Krupp producono un modello di cannone dal tiro frequente, rapido, preciso e di lunga gittata (100 chilometri) usato anche per bombardare Parigi. Per moltiplicare la forza micidiale dell’artiglieria la Germania sfrutta inoltre i ritrovati della sua avanzatissima industria chimica fabbricando bombe esplosive, molto efficaci nelle trincee perché possono colpire anche i soldati nascosti nei fossi. Altro risultato della ricerca chimica tedesca è l’iprite, il gas asfissiante usato per la prima volta nella cittadina belga di Ypres nel 1915 che provoca la morte per soffocamento. Fama di armi invincibili si conquistano anche gli “U-boot”, i sottomarini tedeschi che per mesi colpiscono ed affondano ogni imbarcazione mercantile diretta in Inghilterra, tanto che nell’aprile del 1917 i britannici si troveranno in una condizione quasi disperata, con sole sei settimane di scorte di grano. Mentre sui due fronti si perfeziona la tecnologia dei cacciabombardieri, impiegati in duelli nei cieli e a bombardare le linee nemiche, agli inglesi spetta invece l’invenzione del carro armato: i tanks nel 1918 si rivelano determinanti per sfondare le linee avversarie.

La guerra in cifre
Il progresso tecnologico all’inizio del ‘900 permette la fabbricazione di armi così innovative da imporre schemi strategici completamente diversi da quelli delle guerre ottocentesche, che impiegavano fanteria e cavalleria in pochi decisivi scontri frontali: alcune mitragliatrici opportunamente piazzate sono ora in grado di bloccare ingenti masse d’attacco. Inoltre la pratica ormai generalizzata della coscrizione obbligatoria e le accresciute disponibilità dei mezzi di trasporto - treni, navi, veicoli motorizzati – consentono ai belligeranti di mettere in campo rapidamente eserciti di proporzioni mai conosciute fino ad ora: nell’agosto ’14 la Germania è in grado di schierare sul fronte occidentale un milione e mezzo di uomini, la Francia gliene contrappone più di un milione. Dunque una singola battaglia, anche se vittoriosa non può essere decisiva, perché ciascuna potenza dispone di un numero di soldati così alto che i caduti possono rapidamente essere sostituiti. E’ perciò un conflitto di tipo nuovo la lunga guerra di logoramento e di usura con cui governi, poteri militari e società civile si confrontano per cinque lunghi anni, durante i quali tutto ruota intorno alla capacità di equipaggiamento di milioni di soldati mandati al fronte e di produzione di armi tecnologicamente avanzate che le economie industriali nazionali possono mettere in campo. L’opinione pubblica si misurerà dunque in ogni paese con i dati di una ‘economia di guerra’ sempre più costosa ed inutilmente distruttiva: si calcola il tonnellaggio mercantile affondato dai sottomarini tedeschi, quello del metallo consumato nelle diverse offensive... ma i costi più alti sono quelli pagati in vite umane. Le statistiche sono drammatiche per vincitori e vinti: alla fine del conflitto i paesi dell’Intesa contano 5.152.115 morti in guerra o per cause di guerra, gli Imperi centrali 8.538.315; ad essi si aggiungono quasi 20 milioni tra feriti gravi, mutilati ed invalidi. L’Italia ha mobilitato 5.615.000 uomini: ne sono morti 650.000, i feriti sono 947.000.

It’s a long way to Tipperary (J. Judge-H.Williams) es. J.Brownlee, The Songsmith, Harry Sosnik Orch. – 78g ODEON VEROTON, 283.505 (1930ca) – ICBSA 129/12349/2