PATRIOTTISMO E NAZIONALIZZAZIONE DELLE MASSE. LA STAMPA NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

Neutralismo e interventismo democratico, la posizione dei cattolici, l’intervento italiano nel 1915, le cronache della mobilitazione civile, l’economia di guerra, il fronte interno e la propaganda patriottica, le donne in guerra, la protesta dei soldati e Caporetto, la vittoria e le aspettative di riforme sociali, la sepoltura di un soldato ignoto. Questi sono i principali temi messi a fuoco in un “inedito” itinerario di lettura dei giornali e dei periodici della preziosa collezione conservata nell’Emeroteca Romana dell’Archivio Storico Capitolino. Attraverso un’ampia selezione di immagini e cronache giornalistiche dal 1914 al 1921, il laboratorio didattico qui strutturato si propone di offrire ai ragazzi e alle scuole un approfondimento sulla vicenda politica e militare che concluse il processo della nostra unificazione nazionale. Ed anche un’interrogazione critica sul ruolo rappresentato dalla stampa e dai mezzi d’informazione, in quegli anni cruciali per la storia del nostro paese, nel veicolare il processo di “nazionalizzazione delle masse”, tema sociale dominante dell’immane tragedia della guerra grande che sconvolse l’Europa e provocò milioni di morti, maturando nel difficile dopoguerra italiano la crisi delle istituzioni dello stato liberale e l’avvento del fascismo. Allo scoppio della guerra si apre il dibattito negli schieramenti politici. Il contrasto tra pacifisti e interventisti si alimenta sulla carta stampata, la nutrita pubblicistica degli organi di partito e dei giornali indipendenti e d’opinione, comunque espressione di idee e gruppi d’interessi locali e nazionali, variegata e diffusa dal nord al sud del paese. La vivacità del dibattito si opacizzerà subito dopo l’entrata in guerra dell’Italia: la libertà di esprimere posizioni dissonanti da quelle ufficiali è negata dalla censura, ora le posizioni pacifiste dei socialisti massimalisti, che l’Avanti! continuerà a propugnare, così come quelle dei cattolici saranno bollate come “disfattismo”. Il ruolo assegnato alla stampa durante gli anni dello sforzo bellico sarà soprattutto quello di registrare gli imponenti fenomeni di mobilitazione militare e civile imposti al paese, determinando l’orientamento ideologico del fronte interno. La preoccupazione dell’establishment politico-militare è quella di “curare” e indirizzare l’opinione pubblica e la coscienza sociale in formazione di strati profondi della popolazione costretti dalla guerra alla mobilitazione e al tempo stesso ad acquistare consapevolezza del ruolo sociale che sono chiamati a svolgere, attraverso percorsi di integrazione che in un caso almeno, quello della condizione femminile, ha aspetti dirompenti, di vera rivoluzione culturale. Il 4 novembre 1921 per la cerimonia della deposizione della salma del Milite Ignoto presso l’Altare della Patria i giornali sottolineeranno il successo dell’iniziativa, che colse di sorpresa gli ambienti politici, segnale della mutata atmosfera da cui erano circondati i valori nazionali, dopo un biennio in cui, nel convulso dopoguerra italiano era nettamente prevalsa l’ostilità al ricordo delle sofferenze della guerra. Gli stessi socialisti e comunisti, ufficialmente contrari alla celebrazione, passarono da una posizione di ripulsa e contestazione critica a quella assai diversa dell’omaggio portato separatamente. L’inumazione dell’Ignoto dapprima vista come l’inconsapevole espressione di rimorso della classe borghese, diviene poi ossequio al fratello caduto, al proletario straziato da altri proletari, alla vittima ignota che incarna tutti i martiri dell’umanità. L’Italia intera si è fermata simultaneamente per rendere omaggio a quel soldato sconosciuto, simbolo di un’unità che sembra finalmente ritrovata. I commenti sono volti a magnificare la cerimonia come l’ultima della guerra e la prima che inizia un’epoca di pace, che mette finalmente fine alle dispute del neutralismo e dell’interventismo, della vittoria conseguita o di quella mutilata. I giornali esaltano la concordia nazionale ricostruita: il bagliore della lotta civile, già accesa in Italia in quelle settimane dal fascismo in prosecuzione della guerra esterna portata all’interno, in quel giorno almeno sembrò tacere. È in realtà un’illusione. Il fascismo si appresta a sequestrare per sé il sentimento di venerazione popolare nei confronti dei sacrifici patiti durante la guerra e a rivendicarlo come un bene di una parte che si arroga il diritto di rappresentare il tutto. Il regime assimilerà ed integrerà il mito fondativo combattentistico della prima guerra mondiale nel sistema di riferimenti valoriali e proiezioni simboliche attraverso cui nel ventennio sarà organizzato il consenso. Messi al bando giornali come l’ Avanti! e La Voce Repubblicana con la definitiva soppressione nel 1926 della libertà di stampa e di espressione d’idee divergenti da quelle del partito al potere, al progetto di “nazionalizzazione” delle masse, ovvero di allargamento della base sociale dell’ormai disfatta compagine dello stato liberale, il fascismo sostituirà la “fascistizzazione” delle masse e il loro inquadramento nelle articolazioni dello stato totalitario.

L.F.


IL DOCUMENTO SONORO

La musica ha da sempre costituito una delle espressioni artistiche più intimamente connesse all’evoluzione della storia e al mutare socio culturale della società. Si può dire che proprio attraverso la musica, il suono, le melodie, l’individuo, ad ogni livello, utilizzando il canto e/o i più disparati strumenti, abbia descritto una sorta di commento alla vita storica, politica e sociale nelle diverse epoche. In particolare ciò è avvenuto attraverso la forma della ″canzone″, lo strumento più diffuso soprattutto negli strati sociali più bassi, per esprimere gioie, dolori, drammi ed aspirazioni, insomma per testimoniare direttamente i sentimenti nelle modalità proprie della cultura (e della musica) popolare nell’ambito dei contesti di riferimento. Una produzione musicale questa, che a partire dall’inizio del Novecento, grazie all’incisione sonora è divenuta un patrimonio culturale di straordinaria rilevanza tale che oggi il documento sonoro ha acquisito il rango di fonte storica ed elemento essenziale per la rappresentazione della memoria nazionale. Di fronte agli orrori e alle sofferenze della prima guerra mondiale è proprio il canto ad esorcizzare le paure, a rilassare gli animi, ad esprimere la violenza delle armi, a motivare adesioni e rifiuti, a raccontare gli eventi così come venivano sentiti dall’anima popolare. In questo progetto multimediale vengono proposti una serie di canti della Grande Guerra, ripresi prevalentemente da incisioni discografiche del passato, comprendenti inni e marce, brani di carattere patriottico ‒ propagandistico od, al contrario, antimilitarista. Inoltre sono presenti canti di montagna creati o rielaborati, in particolare dagli alpini, ma anche canzoni popolari cantate nel periodo bellico, tra cui la celeberrima ‘O surdato 'nnammurato . La selezione dei brani ha lo scopo di rappresentare una ″memoria sonora″ che funga da supporto all’approfondito percorso qui proposto, che affronta una serie di tematiche diverse inerenti il conflitto mondiale. I documenti sonori sono stati reperiti presso l’archivio dell’ICBSA – Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi (www.icbsa.it). L’Istituto dal 2007 è subentrato alla Discoteca di Stato della quale ha acquisito le competenze e il materiale tecnico e documentario. L’ICBSA ha il compito di documentare, conservare e valorizzare il patrimonio sonoro ed audiovisivo nazionale implementato dal deposito legale previsto dalla Legge n. 106 del 15 aprile 2004. Il suo patrimonio è costituito da oltre 300.000 supporti: dai cilindri in cera, ai dischi a 78g e microsolco, nastri magnetici, video fino agli attuali supporti digitali. Conserva inoltre al suo interno, una vasta collezione di strumenti storici per la riproduzione del suono: fonografi, grammofoni e altri apparecchi dalla fine dell’Ottocento agli anni Sessanta.

R.C.

La leggenda del Piave (E.A. Mario) es. Crivel e Coro - 78g COLUMBIA, DQ1256 (1933) – ICBSA doc. digit. N.40574