L’industria italiana
Durante gli anni dello sforzo bellico i mutamenti più vistosi sul ‘fronte interno’ riguardano il mondo dell’economia, in particolare il settore industriale, chiamato ad alimentare la macchina gigantesca degli eserciti al fronte. Le industrie interessate alle forniture belliche – siderurgiche, meccaniche e chimiche in primo luogo – hanno uno sviluppo imponente, al di fuori di ogni legge di mercato. Il cliente principale è lo Stato che, pressato dalle urgenze della guerra, bada alla rapidità delle consegne piuttosto che ai prezzi. Si impone una riorganizzazione dell’apparato produttivo e una continua dilatazione dell’intervento statale. Interi settori dell’industria sono posti sotto il controllo dei poteri pubblici, che distribuiscono le materie prime a seconda delle necessità della produzione bellica, stabilendo quanto e cosa si deve produrre. In Italia si intensifica la produzione in serie: alle commesse belliche deve il suo sviluppo la grande industria metallurgica e meccanica delle città operaie del Nord. Grandi pagine pubblicitarie reclamizzano i prodotti della tecnologia bellica italiana sui rotocalchi più diffusi, come l’“Illustrazione Italiana” che esce a Milano, la capitale industriale del Regno. Cresce la produzione di motori a scoppio: alla fabbricazione di automezzi militari deve la sua fortuna in tempo di guerra la “Fabbrica Italiana Automobili” fondata a Torino nel 1899 e alla produzione di gomme piene per gli autocarri la Pirelli di Milano. Le fonderie e le officine dell’Ansaldo di Genova producono cannoni e mezzi navali per la guerra.

L'Illustrazione Italiana, 4 novembre 1917.

Tapum tapum tapum (Pratella) es. Corale unione dopolavoristica di La Spezia ; Mondini, ten. ; Lazzari, ten, - 78g ODEON, GO12680 (1936) – ICBSA doc.digit. n. 49548