Donne in guerra
Mentre milioni di uomini vengono progressivamente richiamati, il loro posto nelle campagne, nelle fabbriche e nei servizi è occupato dalle donne (oltre che dai ragazzi). Ma se l’impiego della manodopera femminile nell’agricoltura fa parte della tradizione, negli altri settori la presenza delle donne costituisce una novità: sono impiegate come postine, netturbine, bigliettaie e conduttrici dei tram nelle grandi città, fanno l’elettricista e l’idraulico, prendono il posto degli uomini negli uffici, soprattutto entrano in massa nelle fabbriche. Sostituiscono gli uomini nella produzione delle munizioni, ma poi vengono utilizzate in ogni tipo di attività: anche nell’industria meccanica e nei mestieri pesanti, da sempre ritenuti adatti ai soli uomini. Danno poi un contributo fondamentale al fronte: inquadrate nell’organizzazione della Croce Rossa si prodigano nell’assistenza ai feriti e agli invalidi negli ospedali delle retrovie e dell’interno, sfidano la morte negli ospedaletti da campo esposti ai bombardamenti nemici. Anche la stampa, che fino ad ora si è occupata della donna solo nelle rubriche di moda e nelle cronache mondane, registra il cambiamento che il nuovo ruolo assunto nella società sta portando nei comportamenti e nella mentalità femminile. Cambia anche il modo di vestire: un abbigliamento più pratico ed adatto al lavoro prende il posto delle lunghe e ampie gonne che avvolgono la donna dell’800. In Italia ed in Europa durante gli anni della guerra le donne acquistano la consapevolezza delle proprie capacità e maturano la sicurezza di meritare gli stessi diritti degli uomini, primo fra tutti il diritto di voto.

Il mio bene l'è andato via (trad. arm. V. Gui.) es. Lidia Liessi - 45g ANTELAO, CT.5792 (1964) – ICBSA 61/5781/8