La guerra sottomarina
Fra le nuove armi sperimentate negli anni della grande guerra, il sottomarino è la sola ad imporre significativi cambiamenti di impostazione strategica nella conduzione bellica nella direzione della ‘guerra totale’. Sono soprattutto i tedeschi ad intuire le possibilità del nuovo mezzo ed a servirsene non solo per attaccare le unità militari nemiche, ma anche per affondare senza preavviso le navi mercantili, comprese quelle dei paesi neutrali, che portano rifornimenti verso i porti dell’Intesa. Si tratta di un’arma molto efficace, che tuttavia solleva gravi problemi di ordine politico e morale. Sulla stampa italiana i crucchi - austriaci e tedeschi - sono accomunati nella ‘stereotipa’ descrizione di individui rozzi e malvagi, dediti a deliberati atti di barbarie e di crudeltà. La sistematica demonizzazione del nemico trova dunque uno degli argomenti più convincenti nella denuncia della proditorietà e della bieca ferocia della guerra sottomarina tedesca. Di contro si esalta il successo delle contromisure adottate dall’Inghilterra, paese campione dei mari e principale bersaglio del blocco navale germanico. La marina inglese infatti affinerà una nuova arma, affiancando a ogni imbarcazione mercantile una nave da guerra dotata di un esplosivo mai visto fino ad ora: la mina subacquea in grado di esplodere anche a grandi profondità. La guerra sottomarina dei tedeschi urta in modo particolare contro gli interessi commerciali degli Stati Uniti, per tradizione collegati a quelli inglesi. La maggiore eco mediatica l’ha nel maggio 1915 l’affondamento del transatlantico inglese Lusitania, che trasporta più di mille passeggeri, tra cui 140 cittadini statunitensi, insieme ad armi destinate all’Inghilterra. Le proteste degli Stati Uniti sono così energiche da convincere i tedeschi a sospendere la guerra sottomarina indiscriminata.


Il gigante americano entra nel conflitto
Ai primi del febbraio 1917 la Germania riprende la guerra sottomarina indiscriminata nel tentativo di dare una rapida svolta al conflitto, infliggendo un colpo mortale alle economie dei paesi nemici per chiudere in tempi brevi la partita con l’Intesa. Ad essere colpite sono soprattutto le navi americane, cariche di rifornimenti per gli avversari degli imperi centrali. Il presidente degli Stati Uniti, il democratico Woodrow Wilson, il 2 aprile chiede al Congresso di dichiarare guerra alla Germania: il 6 aprile è decretato l’ingresso degli Usa nel conflitto a fianco dei paesi dell’Intesa. La spinta maggiore verso l’intervento viene dal mondo della finanza: i banchieri che hanno concesso prestiti enormi alla Francia e all’Inghilterra di fronte all’esito incerto della guerra pretendono che il governo americano difenda i loro interessi. Ma il consenso dell’opinione pubblica si gioca sulle spinte ideali e morali di cui si fa portavoce il presidente Wilson ed a cui anche la stampa italiana da vasta eco: gli Stati Uniti si affiancano ai governi liberali dei paesi dell’Intesa in difesa dei valori democratici posti a fondamento della nascita della nazione americana, della giustizia nei rapporti fra i popoli, contro l’aggressione del militarismo imperialista austro-tedesco. L’intervento militare americano farà sentire il suo peso solo dopo parecchi mesi: la moblitazione Usa richiede del tempo e i primi soldati sul fronte occidentale giungeranno solo al termine del 1917. E’ da subito chiaro però ed esaltato anche sulla stampa italiana il ruolo decisivo che l’intervento americano potrà giocare per decidere le sorti del conflitto: l’immenso potenziale produttivo dell’economia industriale ed agricola del nuovo continente sarà mobilitato in sostegno dell’Europa dell’Intesa che continua a resistere, nonostante il tributo in vite umane e risorse economiche già pagato alla guerra.

Over there (G.M.Cohan) es. Victor Military band - 78g VICTOR, 18370 (1920/30ca) - ICBSA doc.digit. n.95386