La protesta dei soldati: Caporetto
Stanchezza e demoralizzazione serpeggiano tra i soldati, in gran parte contadini che non hanno idee precise sui motivi per cui si combatte e considerano la guerra un flagello naturale da accettare con fatalistica sopportazione. Combattono perché animati da un elementare senso di solidarietà con i commilitoni e gli ufficiali inferiori che rischiano con loro la vita, ma anche perché costretti da un apparato repressivo spietato nel reprimere ogni forma di insubordinazione. L’avversione contro la guerra si traduce però sempre più spesso in atti di autentico rifiuto: renitenza alla leva, diserzioni, pratica di autolesionismo, “scioperi militari” o veri e propri ammutinamenti. Delle decimazioni e delle fucilazioni con cui sono puniti i giornali non parlano, ma gli atti di ribellione collettiva crescono in numero ed intensità con il prolungarsi del conflitto, raggiungendo l’apice nel corso del ’17. E’ in questo clima che i comandi austro-tedeschi decidono di profittare della disponibilità delle truppe non più impegnate sul dissolto fronte russo per infliggere un colpo decisivo all’Italia. Il 24 ottobre 1917 l’attacco sull’alto Isonzo sfonda le linee italiane nei pressi del villaggio di Caporetto. La disfatta è assolutamente minimizzata. I mezzi d’informazione pubblicano i bollettini del generale Cadorna, ma la dimensione della catastrofe militare e il dramma dei profughi rimane nascosto: si attua una vera e propria strategia di disinformazione. Le inettitudini e le responsabilità dei comandi militari sono sottaciute, mentre l’analisi della crisi militare enfatizza la carenza dell’azione di propaganda per motivare idealmente le truppe a combattere. Alla testa dell’esercito è posto il generale Diaz, meno incline di Cadorna all’uso indiscriminato dei mezzi repressivi e più attento alle esigenze dei soldati. Per iniziativa dello stesso Comando Supremo escono una serie di giornali destinati a informare e sostenere il morale dei combattenti: a metà giugno 1918 si stampano per i soldati mobilitati circa cinquanta periodici. Anche i quotidiani, negati in passato alla lettura dei soldati al fronte, vengono ora diffusi fra le truppe in base ad un accordo raggiunto dai comandi militari con diverse testate. Nel momento più critico per le sorti della guerra sul fronte italiano la saldatura psicologica tra fronte combattente e fronte interno si realizzerà in buona parte proprio attraverso i giornali. La propaganda diffusa dalla carta stampata da al soldato italiano una consapevolezza nuova: quando le nostre truppe vengono impiegate nelle battaglie di giugno e nella vittoriosa controffensiva di Vittorio Veneto il morale dell’esercito nemico – composto di uomini di diverse nazionalità e di diverse lingue – è incrinato. Quello dei nostri reparti è in decisa ripresa.

L’Illustrazione Italiana, 18 novembre 1917: Le truppe della III Armata ripiegano ordinatamente (Laboratorio fotografico del Comando Supremo).

Ero un povero disertore (trad.) es. Gruppo del Nuovo canzoniere Italiano - 33g I DISCHI DEL SOLE (Serie “Canti Politici e Sociali”) DS 13 – (1963) – ICBSA 41/3923/9-10