L’ORDINE NUOVO


IL SETTIMANALE FONDATO NEL MAGGIO 1919 DA ANTONIO GRAMSCI - QUOTIDIANO DAL 1 GENNAIO 1921 - DÀ CORPO ALL’ELABORAZIONE TEORICA DELLE PIÙ AVANZATE ESPERIENZE “CONSILIARI” DEL MOVIMENTO OPERAIO ITALIANO DURANTE IL BIENNIO ROSSO. IL GRUPPO TORINESE SI CONTRAPPONE ALLA MAGGIORANZA ‘MASSIMALISTA’ DEL PARTITO SOCIALISTA, IL CUI RAPPRESENTANTE DI MAGGIOR SPICCO È IL DIRETTORE DELL’AVANTI! GIACINTO MENOTTI SERRATI. I SOCIALISTI MASSIMALISTI SI PONGONO COME OBIETTIVO IMMEDIATO L’ISTITUZIONE DELLA REPUBBLICA SOCIALISTA FONDATA SULLA DITTATURA DEL PROLETARIATO, MA PIÙ CHE GUIDARE LE MASSE ALLA CONQUISTA DELLO STATO NE SEGUONO PIUTTOSTO I MOVIMENTI, FIDUCIOSI IN UNA PROSSIMA PRESA DEL POTERE. I GIOVANI DE L’ORDINE NUOVO SI BATTONO PER UN PIÙ COERENTE IMPEGNO RIVOLUZIONARIO E PER UNA PIÙ STRETTA ADESIONE AL MODELLO DEI COMUNISTI RUSSI. IL GRUPPO TORINESE AGISCE A CONTATTO COI NUCLEI OPERAI PIÙ AVANZATI E COMBATTIVI DELLE CITTÀ INDUSTRIALI DELL’ITALIA DEL NORD. AFFASCINATI DALL’ESPERIENZA DEI SOVIET, STRUMENTO DI LOTTA CONTRO L’ORDINE BORGHESE E AL TEMPO STESSO EMBRIONE DELLA SOCIETÀ SOCIALISTA, NEL SETTEMBRE 1920 PER I GIOVANI DE L’ORDINE NUOVO I CONSIGLI DI FABBRICA ORGANIZZATI DAGLI OPERAI IN RISPOSTA ALLA SERRATA PADRONALE A PRESIDIO DEI LUOGHI DI LAVORO E DELLA PRODUZIONE RAPPRESENTANO IL MODELLO IN SCALA RIDOTTA DELLO STATO SOCIALISTA. SU UN PROGRAMMA RIGOROSAMENTE LENINISTA, PROPRIO MENTRE LA PROSPETTIVA RIVOLUZIONARIA SI STA DILEGUANDO IN ITALIA E IN TUTTA EUROPA, LA SCISSIONE AL CONGRESSO DI LIVORNO IL 21 GENNAIO 1921 DARÀ A L’ORDINE NUOVO LA VESTE DI PRIMO ORGANO DEL NEOCOSTITUITO PARTITO COMUNISTA D’ITALIA.

Il biennio rosso
Con la vittoria l’Italia ha superato la prova più impegnativa della sua storia unitaria, ma la più grande esperienza di massa vissuta dalla popolazione italiana ha agito come potente acceleratore dei fenomeni sociali. Enormi sono i problemi economici da affrontare alla fine del conflitto. Migliaia di reduci smobilitati ingrossano le fila dei disoccupati, mentre i debiti dello Stato e la difficile riconversione dell’industria di guerra alimentano il fenomeno dell’inflazione. La classe operaia tornata alla libertà sindacale dopo la compressione degli anni di guerra ed infiammata dagli echi di quanto sta accadendo in Russia, non solo chiede miglioramenti economici, ma reclama maggiore potere in fabbrica e manifesta, almeno in alcune frange, tendenze rivoluzionarie. Le grandi città sono teatro di violenti tumulti contro il caro-viveri, paralizzate da una lunga serie di scioperi industriali e nei servizi pubblici: l’episodio culminante nel settembre 1920 è l’occupazione di quasi tutti gli stabilimenti metallurgici e meccanici da parte di circa 400.000 operai. Le campagne padane sono percorse da agitazioni spontanee per la distribuzione o la “socializzazione” della terra, al sud i contadini poveri ex combattenti reclamano ciò che lo stato ha promesso loro occupando le terre incolte e i latifondi. Mentre la vecchia classe dirigente liberale non si mostra in grado di stabilizzare il paese, la sinistra che cresce impetuosamente e si esprime attraverso i numerosi periodici socialisti che vedono la luce dal nord al sud del paese tra il 1918 e il 1919 insistendo nella condanna indiscriminata di tutto ciò che ha avuto a che fare col passato conflitto dà argomenti all’oltranzismo nazionalista dei ceti piccolo-borghesi e ai numerosi gruppi nati nell’immediato dopoguerra con lo scopo di difendere i “valori della vittoria”: i “fasci di combattimento” fondati a Milano nel marzo 1919 da Mussolini, si distinguono per lo stile politico aggressivo e violento.

Bandiera Rossa (trad.) es. Corale Verdi - 78g FONOLA, 4423-24 (1948ca) – ICBSA doc.digit. n.49542