26 aprile
Il governo italiano, che ha allacciato contatti segretissimi con l’Intesa, firma il cosiddetto Patto di Londra con Francia, Inghilterra e Russia, che impegna il paese ad entrare in guerra contro l’Austria. Le clausole principali prevedono che l’Italia otterrà in caso di vittoria il Trentino, il Sud Tirolo fino al confine “naturale” del Brennero, la Venezia Giulia e l’intera penisola istriana, con l’esclusione della città di Fiume, una parte della Dalmazia, con numerose isole adriatiche, e Valona in Albania.
2 maggio
Sul fronte carpatico vittoria austro-tedesca a Gorlice contro i russi che dopo aver costretto gli austriaci a sgomberare Leopoli e buona parte della Galizia minacciavano di dilagare nella pianura ungherese. L’intera Polonia viene occupata assieme alle province baltiche occidentali: la nuova linea del fronte viene fissata da Riga al confine rumeno.
3 maggio
Il governo italiano denuncia la Triplice Alleanza, scavalcando di fatto la volontà neutralista del Parlamento.
7 maggio
I tedeschi, che rispondono con la guerra sottomarina al blocco continentale con cui l’Inghilterra cerca di impedire i rifornimenti via mare agli imperi centrali e attaccano indiscriminatamente anche navi di paesi neutrali e navi passeggeri, affondano il transatlantico inglese Lusitania con 1.200 passeggeri a bordo, tra cui 140 cittadini americani. Le proteste degli Stati Uniti saranno così energiche da convincere i tedeschi a sospendere la guerra sottomarina indiscriminata.
13 maggio
Ben trecento deputati hanno manifestato solidarietà a Giolitti che, non al corrente del Patto di Londra, alla Camera ha chiesto la continuazione delle trattative con l’Austria per ottenere compensi territoriali in cambio della neutralità e il capo del governo Salandra presenta al re le sue dimissioni. In realtà si tratta di un diversivo, ormai ogni ripensamento appare impossibile: il re respinge le dimissioni.
17 maggio
Giolitti, minacciato nella sua persona, rientra a Torino: i deputati a lui fedeli sono ormai disorientati.
20 maggio
Mentre le manifestazioni di piazza, le “radiose giornate” celebrate dalla retorica interventista, si fanno sempre più imponenti e minacciose, la Camera costretta a scegliere fra l’adesione alla guerra e un voto contrario che sconfesserebbe con il governo lo stesso sovrano, aprendo così una crisi istituzionale,
L’Italia entra nel conflitto
approva col voto contrario dei soli socialisti e del cattolico Guido Miglioli, la concessione dei pieni poteri al governo.
23 maggio
L’Italia dichiara guerra all’Austria.
24 maggio
Hanno inizio le operazioni militari sul confine nord-orientale al comando del generale Luigi Cadorna: le forze austro-ungariche, nettamente inferiori di numero, ripiegano per pochi chilometri, quanto basta per attestarsi sulle posizioni difensive più favorevoli, lungo il corso dell’Isonzo e sulle alture del Carso. Nell’Adriatico le operazioni navali affidate all’ammiraglio Thaon di Revel hanno lo scopo di bloccare le navi austriache nei loro porti.
23 giugno
Inizia la prima offensiva italiana lungo il corso dell’Isonzo, la prima delle quattro sanguinose battaglie intorno al fiume condotte nel corso dell’anno: obiettivo non raggiunto Gorizia.
settembre
Nonostante la scelta patriottica operata nell’estate del 1914 dai maggiori partiti socialisti, le voci di dissenso all’interno del movimento operaio europeo non sono state messe del tutto a tacere: la Conferenza dell’Internazionale Socialista a Zimmerwald in Svizzera si conclude con l’approvazione di un documento nel quale si rinnova la condanna della guerra e si chiede una pace senza annessioni e senza indennità. Partecipano alla conferenza delegazioni dei partiti socialisti dei paesi neutrali (svizzeri, olandesi e scandinavi) e di quelli, come l’italiano, che hanno rifiutato fin dall’inizio l’adesione alla guerra.
5 ottobre
La Bulgaria entra in guerra a fianco degli Imperi Centrali.
novembre
La Serbia, attaccata simultaneamente da Austria e Bulgaria è invasa e cancellata dal novero dei contendenti.
2 dicembre
Per gli italiani si conclude la quarta delle durissime offensive dell’Isonzo, senza aver colto nessun successo: alla fine dell’anno dopo aver perso quasi 250.000 uomini tra morti e feriti l’esercito italiano si trova a combattere nelle stesse posizioni in cui era schierato a giugno.
La leggenda del Piave (E.A.Mario) es. Coro dei Pescatori del Garda, Dir. Preite - 78g PARLOPHON, C 8229 (1930ca) – ICBSA doc.digit. n. 63319