Intorno al 1880 la necessità di fornire acqua sia alla
neonata capitale del regno che alle zone indicate come
"Agro romano" [1], costrinse il
Comune di Roma a ripensare i termini dell’accordo che il Governo Pontificio
aveva stretto, nel 1865, con la Società Anonima dell’Acqua Pia Antica
Marcia. Il contratto, della durata di 99 anni, prevedeva che lo Stato
pontificio, in cambio della realizzazione di un acquedotto per condurre
nuovamente l’acqua Marcia in città, concedesse alla Società Anonima la
concessione di tutte le sorgenti dell'Acqua Marcia ed Augusta.
[1] Erano
considerati Agro romano tutti i terreni che si trovavano al
di fuori delle mura di Roma. Una legge di bonifica aveva stabilito come
obbligo che anche questi terreni fossero serviti da acqua corrente potabile. [4]
Si chiama protocollo il registro su
cui sono annotati, quotidianamente, i documenti spediti e ricevuti da
un ente. L’impiegato, addetto alla compilazione del registro, ha cura
di evitare che uno stesso numero di protocollo possa essere dato a più
di un documento. Alla fine di ogni anno la numerazione ricomincia da 1),
pertanto è fondamentale, per identificare con sicurezza un atto indicarne
sia il numero di protocollo che l’anno di riferimento. Nelle apposite
caselle del registro di protocollo sono, inoltre, annotati in modo sintetico
tutti gli elementi che compaiono nella parte iniziale del documento: il
mittente (cioè la persona o l’ente che invia la comunicazione), il
destinatario (persona o ente che riceva la comunicazione), la data,
l’indice di classificazione, il numero di protocollo di un documento
precedente collegato a quello in trattazione, l’oggetto (cioè
l’argomento di cui si parla nelle carte). L’utilità di questo procedimento
è quella di permettere l’individuazione delle pratiche che si stanno cercando
leggendo semplicemente quanto indicato nel registro, con un notevole risparmio
di tempo.
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