IL GORGO DEGLI INTERESSI
IL COMUNE DI ROMA E LA VERTENZA CON LA SOCIETA' ANONIMA ACQUA PIA - ANTICA MARCIA

 

Intorno al 1880 la necessità di fornire acqua sia alla neonata capitale del regno che alle zone indicate come "Agro romano" [1], costrinse il Comune di Roma a ripensare i termini dell’accordo che il Governo Pontificio aveva stretto, nel 1865, con la Società Anonima dell’Acqua Pia Antica Marcia. Il contratto, della durata di 99 anni, prevedeva che lo Stato pontificio, in cambio della realizzazione di un acquedotto per condurre nuovamente l’acqua Marcia in città, concedesse alla Società Anonima la concessione di tutte le sorgenti dell'Acqua Marcia ed Augusta.
Nel testo, contenente l’accordo del 1865, si prevedeva anche l'esenzione dal dazio [2] su tutti i tubi di ferro e ghisa, su tutte le condutture in piombo, su tutti i metalli, che la Società avrebbe portato a Roma perché necessari alla realizzazione dell'opera. Ci si trovava di fronte ad un monopolio [3] di fatto, che non lasciava altro obbligo alla Società Anonima che quello di fornire 300 once d’acqua alla città. La restante acqua, in eccesso rispetto a questa quantità prevista, sarebbe stata fornita al prezzo che la società avesse ritenuto più conveniente. Per trovare una soluzione più favorevole per i cittadini romani e per l’Amministrazione, si ebbero una serie di incontri e di accese discussioni all’interno del Consiglio e della Giunta Comunale tra i favorevoli alla semplice revisione ed i contrari, che avrebbero preferito che il Comune risolvesse il contratto e si sciogliesse da qualsiasi obbligo per il futuro con la Società Anonima. Alla fine si giunse al compromesso [4], firmato il 3 luglio 1885, e, successivamente, alla convenzione del 2 dicembre 1885.
A carico della Società Anonima erano previsti gli obblighi di:
-> realizzare a proprie spese una conduttura capace di trasportare l’ acqua nelle zone dell'Agro Romano ripartite in 8 località (fuori Porta S. Paolo - Via Ostiense e successivamente anche Ostia Antica; Porta S. Sebastiano - Via Appia; Porta San Giovanni - Via Appia Nuova; Porta Maggiore - Via Casilina; Porta Maggiore - Via Prenestina; Porta Pia - Via Nomentana; Porta Salaria - Via Salaria);
-> costruire un secondo acquedotto entro il 1890; (doc. 32)
-> diminuire del 3.33% ogni anno della cifra chiesta per l’affitto di circa 300 once di acqua per il servizio municipale. Dopo trent'anni, cessando di pagare ogni canone il Comune sarebbe divenuto proprietario effettivo di detta acqua.

I DOCUMENTI

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[1] Erano considerati “Agro romano” tutti i terreni che si trovavano al di fuori delle mura di Roma. Una legge di bonifica aveva stabilito come obbligo che anche questi terreni fossero serviti da acqua corrente potabile.



[2] Imposta che si pagava per far entrare determinate merci in città.


[3] Situazione in cui una sola persona o società fornisce un determinato prodotto o servizio.


[4] Si chiama protocollo il registro su cui sono annotati, quotidianamente, i documenti spediti e ricevuti da un ente. L’impiegato, addetto alla compilazione del registro, ha cura di evitare che uno stesso numero di protocollo possa essere dato a più di un documento. Alla fine di ogni anno la numerazione ricomincia da 1), pertanto è fondamentale, per identificare con sicurezza un atto indicarne sia il numero di protocollo che l’anno di riferimento. Nelle apposite caselle del registro di protocollo sono, inoltre, annotati in modo sintetico tutti gli elementi che compaiono nella parte iniziale del documento: il mittente (cioè la persona o l’ente che invia la comunicazione), il destinatario (persona o ente che riceva la comunicazione), la data, l’indice di classificazione, il numero di protocollo di un documento precedente collegato a quello in trattazione, l’oggetto (cioè l’argomento di cui si parla nelle carte). L’utilità di questo procedimento è quella di permettere l’individuazione delle pratiche che si stanno cercando leggendo semplicemente quanto indicato nel registro, con un notevole risparmio di tempo.