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LO STUDIO DELLE SCIENZE NELL’UNIVERSITÀ’ PONTIFICIA
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Quando il privato diventa pubblico
L’ILLUSTRAZIONE SCIENTIFICA E LE TECNICHE GRAFICHE - La Biblioteca e l’Emeroteca Romana Sezioni dell’Archivio Capitolino
9) 31 marzo 1916. Lettera di Quirino Maiorana...
10) “Il Duce insedia il Consiglio Nazionale...
11) “Al Consiglio Nazionale delle Ricerche...
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GUGLIELMO MARCONI E IL CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE
Il 1 gennaio 1928 Guglielmo Marconi fu nominato presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, organismo istituito quattro anni prima dal fascismo, appena insediato al governo, per raccogliere e sostenere le frammentate forze della ricerca scientifica italiana. L’istituto, creato nel 1923, rispondeva alle istanze maturate negli ambienti imprenditoriali e degli scienziati italiani negli anni travagliati del primo conflitto mondiale. La crisi bellica aveva messo a nudo le carenze del nostro sistema produttivo: processi di lavorazione arretrati, scarsa attenzione all’innovazione tecnologica in settori essenziali come la meccanica e la siderurgia, assenza di altri settori altrettanto vitali come la chimica, dipendenza dall’estero - soprattutto dalla Germania - per le materie prime. Convinzione diffusa era dunque che per promuovere lo sviluppo economico e produttivo del paese, proprio come nell’esempio tedesco, occorresse istituire un vitale interscambio fra gli istituti di ricerca - cioè l’Università, dove per tradizione si privilegiava la ricerca teorica - e il mondo del lavoro, interessato alle applicazioni pratiche della scienza, per la crescita di un sistema industriale dai caratteri nazionali. Il fascismo farà leva su questo nascente “nazionalismo tecnico-scientifico” enfatizzandolo, negli anni della costruzione del “consenso”, nella proiezione ideologica del “primato scientifico” italiano. Celebratissimo inventore ed industriale, Guglielmo Marconi dopo gli esperimenti realizzati in Italia nel 1895 sulle onde elettromagnetiche e la registrazione del suo brevetto per la telegrafia senza fili nel 1896 a Londra, era divenuto famoso in tutto il mondo, incarnando il genio inventivo e imprenditoriale italiano esaltato dal regime. Egli era riuscito nel corso dei primi decenni del Novecento ad affermare lo sviluppo della radiotelegrafia e della telefonia ovunque, controllando - attraverso le numerose società da egli costituite, tutte facenti capo alla Marconi Wireless Telegraph Company – la costruzione fra l’Europa, l’America e l’Australia delle attrezzature e dei servizi per le comunicazioni. Nominato alla guida del riformato C.N.R. al posto di Vito Volterra, allora maggiore esponente della fisica teorica italiana, Marconi rappresentava dunque efficacemente i programmi del regime per la ricerca scientifica italiana: una ricerca applicativa, orientata e utile soprattutto allo sviluppo dell’industria e dell’economia “nazionali”. Per gran parte del ventennio però, nonostante le successive riforme organizzative, le propagandate enunciazioni di programma e gli ideologici appelli al ruolo della scienza applicata allo sviluppo dell’economia “autarchica” e della società “corporativa”, il C.N.R. stentò ad assumere struttura operativa e funzioni. Anche la spinta proveniente dall’industria, soprattutto dai settori dell’imprenditoria che maggiormente poggiavano le proprie fortune sul sostegno alla ricerca: l’industria elettrica – di cui Marconi fu il più autorevole rappresentante – e della chimica, non produsse risultati di rilievo. Di adeguate strutture il C.N.R. fu dotato solo alla vigilia del secondo conflitto mondiale. Il 20 novembre 1937 ne fu inaugurata la nuova sede a Roma, costruita su un’area destinatagli nel 1933 fra la Città Universitaria e gli edifici del Ministero dell’Aeronautica. Nell’occasione il capo del fascismo nominò in sostituzione di Guglielmo Marconi, morto nel luglio 1937, nuovo presidente del C.N.R. Pietro Badoglio, il generale che l’anno precedente aveva conquistato l’”Impero d’Etiopia”. Dopo l’applicazione all’Italia fascista delle sanzioni internazionali, si esaltava ora, oltre al ruolo della scienza italiana a sostegno dell’economia “autarchica”, quello per lo sviluppo dell’industria militare nazionale, nell’imminenza del nuovo conflitto in cui il regime avrebbe trascinato il paese, a fianco della Germania nazista.
“Nella
solenne tornata del 6 marzo u.s. la
rappresentanza di Roma decretò unanime a
Guglielmo Marconi la cittadinanza romana,
luminosa testimonianza dell’orgoglio e del
plauso della patria per questo suo nobile
figlio, tributo di ammirazione e di
riconoscenza per chi volle, sopra ogni altra
cosa, tenere alto il prestigio e l’onore
d’Italia.
Mai
come in quel voto solenne sentirono i
rappresentanti di Roma di interpretare con
tanta sicurezza il pensiero e il volere dei
propri concittadini, mai come in questo
momento Roma sente di esprimere il sentimento
profondo, universale degli Italiani
consacrando alla storia il nome immortale di
Guglielmo Marconi.
Il premio altissimo, riservato agli
insigni, non viene soltanto conferito
all’inventore geniale la cui meravigliosa
divinazione segnerà una delle più grandi
vittorie umane, ma più forse al mirabile
esempio di tenacia, di ardimento, di carattere
e di fede che s’irradia dall’opera sua e la
rende bella delle più fulgide doti.
I cuori semplici e le più umili menti
questo intuiscono, e per le profonde masse del
popolo, aperte ai sensi generosi e alla
spontanea, commovente ammirazione, accanto al
poderoso genio del quale s’indovina l’ampio
volo, sorge la figura energica e pensosa e
dolcemente modesta di chi ha promesso alla
patria che attraverso lo spazio infinito, i
figli lontani sentiranno frementi il pensiero,
le aspirazioni e l’effluvio del suolo natio.
Così l’Italia, come sempre le fu dato
nelle epoche memorabili della storia, potrà
ancora, per virtù di uno dei suoi eletti, far
percorrere all’umanità un passo gigantesco sul
cammino del progresso ed al cospetto del mondo
affermare superbamente che l’immagine del
genio, che Iddio fa risplendere da secoli su
questa terra privilegiata, non sparisce ancora
dal cielo latino.
Signori, non lungi da questa Roma che
meritò il sogno della conquista universale per
la forza delle sue armi e delle sue leggi e ne
tramandò ai posteri il pensiero con monumenti
imperituri, sorgerà fra poco, monumento nuovo
di ardimento e di fede, una stazione
radiotelegrafica ultrapotente che trasmetterà
liberamente, al di là dei continenti e degli
oceani, la parola degli uomini.
Sarà
un altro segno di conquista fra i tanti che
ergono fieramente i loro fastigi, ma
rappresenterà la conquista del genio sulla
natura, della scienza sull’ignoto, della
volontà umana sullo spazio. Sarà soprattutto
l’apoteosi di Guglielmo Marconi, gloria
purissima della patria da oggi inclito figlio
di Roma”.
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1) “Guglielmo Marconi riceve il radio-telegramma...
2) Verbale della seduta del Consiglio Comunale...
3) Verbale della seduta del Consiglio Comunale...
4) 7 maggio 1903. Conferimento della cittadinanza onoraria...
5) Pergamena offerta a Guglielmo Marconi in occasione...
6) “Roma. Marconi alla stazione radio-telegrafica...
7) 15 marzo 1915. Memoriale dell’ingegnere...
8) 25 maggio e 12 giugno 1915. Lettere...
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